La sfida superata di Chelsea, ginnasta down: «Le medaglie e la moda, la mia vita speciale»

La sfida superata di Chelsea, ginnasta down: «Le medaglie e la moda, la mia vita speciale»
I limiti sono solo quelli che ci danno gli altri. Sembra una frase da cioccolatino, motivazionale ma inapplicabile. Diventa una verità assoluta quando ti trovi davanti gli...

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I limiti sono solo quelli che ci danno gli altri. Sembra una frase da cioccolatino, motivazionale ma inapplicabile. Diventa una verità assoluta quando ti trovi davanti gli occhi azzurri e il sorriso acceso di una ventottenne con Sindrome di Down che da ginnasta ha vinto sei campionati mondiali (due fra atleti con sindrome di Down e quattro negli Special Olympics), numerose medaglie nelle competizioni normali', e ora fa la modella perché «lo sport non è tutto nella vita». Si chiama Chelsea Werner, è californiana, e fino all'età di due anni non camminava. I medici le dissero che per via del suo tono muscolare non avrebbe mai potuto diventare un'atleta. Quello che le mancava, se lo è dato da sola. La mamma Lisa la aiuta a chiudere le frasi. L'unico ostacolo di Chelsea è linguistico, ma ha le idee chiarissime e una grande voglia di esporle. Lisa è la prima ad essere sorpresa per le conquiste di sua figlia e ci racconta: «Io ero una ragazzina piena di paure, Chelsea invece non si ferma davanti a nulla. È andata oltre qualsiasi previsione. Quando è nata i medici ci hanno fatto l'elenco delle cose che non avrebbe potuto fare. Se posso dare un consiglio: cercate chi invece sa elencarvi le cose che possono arrivare a fare. Vi sorprenderanno».



 

Dopo le medaglie, Chelsea ha vinto sulle passerelle. Ha sfilato alla settimana della moda di New York, ha fatto una campagna per H&M, è finita sulla copertina di Teen Vogue: «Si parla tanto di inclusione, ma riguarda più le modelle plus size o di diverse etnie. C'è ancora resistenza verso le ragazze come Chelsea e lei sta davvero abbattendo le barriere. Mi sta insegnando a godermi il momento. Non pensa mai al passato o al futuro, è felice nel presente». Chelsea scalpita, vuole dire la sua.

Chelsea ricordi le tue prime prove da ginnasta?
«A otto anni facevo qualche passo sulla trave di equilibrio e cadevo, mi facevo male. I miei muscoli erano deboli e i miglioramenti molto lenti. I dottori dicevano che non ce l'avrei fatta. La mia allenatrice mi incoraggiava ed esigeva sempre di più. Per anni ho provato e riprovato. A 13 anni ho cominciato a competere nelle categorie speciali e regolari. All'inizio in gara arrivavo ultima, ora competo quasi solo nella categoria regolare, perché nell'altra vinco sempre».
Non ti sei mai persa d'animo?
«Per me no non è una risposta. Sono molto testarda. Continuo finché tutto non mi viene perfetto».
I tuoi esercizi preferiti?
«Quelli a corpo libero perché lì prendo più applausi».
Le gare non ti rendono nervosa?
«Mai. Do il mio meglio quando sono sotto pressione. Sin da piccola sono soprannominata Showtime perché mi piace esibirmi in pubblico».
Quanto ti alleni?
«Quattro ore al giorno per tre volte la settimana. Il problema è che la palestra dista un'ora e mezza da casa. È un grande impegno. Ma io voglio stare solo in quella squadra lì, la Classic, affiliata alla squadra nazionale americana».
Su Instagram hai una foto con Brad Pitt. Dove l'hai incontrato?
«Qualche tempo fa ero ospite al Today Show sulla NBC. Da lì mi hanno invitata alla anteprima del film Unbroken al Kodak Theatre e c'era Brad Pitt. Disse che non faceva foto con nessuno, ma è venuto da me e me ne ha chiesta una. Mi ha domandato come stavo, mi conosceva. Ero io l'unica a non conoscere lui!».
Sei anche amica della ginnasta Nadia Comaneci.
«Ho guardato a ripetizione il video del suo dieci perfetto. Ci siamo incontrate tante volte. Mi ha fatto esercitare con atleti romeni di alto livello e mi ha chiamato alla University Of Oklahoma per girare insieme alcune scene del prossimo film Full Out 2 per Netflix».
Ti hanno mai chiamata per girare un videoclip?
«Una settimana fa, per un artista famosissimo che ha un miliardo di visualizzazioni su internet. Ma ho firmato un foglio e non posso dire il nome. Non vedo l'ora che esca perché ho paura di dire il segreto».
Sei molto richiesta come testimonial. Preferisci la moda o lo sport?
«Entrambe. Lo sport è più faticoso però senti subito la reazione delle persone sugli spalti e le urla della tua squadra. Dietro le quinte dei servizi fotografici e delle sfilate mi coccolano, mi truccano e mi pettinano».
Ricevi molte lettere?
«Sì su Instagram e Facebook, soprattutto di genitori con figli speciali. Dicono che sono un'ispirazione e che do speranza».
E tu cosa rispondi?

«Rispondo con il mio motto: essere unici è meglio di essere perfetti» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero