«Cambiare nome alla Coppa Volpi e intitolarla a Franca Valeri», la petizione su change.org

Franca Valeri
Una modifica giusta e forse persino doverosa. Sta girando in rete tramite change.org una petizione che propone che cambi il nome della “Coppa Volpi”, intitolandola a...

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Una modifica giusta e forse persino doverosa. Sta girando in rete tramite change.org una petizione che propone che cambi il nome della “Coppa Volpi”, intitolandola a Franca Valeri. L'attrice, scomparsa lo scorso 9 agosto 2020, è stata un'indimenticabile interprete del teatro e del cinema italiano, nonché sceneggiatrice e drammaturga. L'idea, come si legge sul link del sito, è venuta a Massimiliano Coccia, Francesco Filippi e Carlo Greppi. Nel testo che segue ci sono le loro motivazioni:


«Giuseppe Volpi, Conte di Misurata, è stato fondatore della Mostra del Cinema di Venezia, pluriministro di Benito Mussolini, fu fondatore della Biennale di Venezia e del Festival stesso, certo, ma fu anche governatore in Libia, affiancando Rodolfo Graziani nello spietato annientamento della popolazione locale; fu pluriministro durante il ventennio fascista, approvò la “Dichiarazione sulla razza” del 1938 al Gran Consiglio del Fascismo, spianando la strada alla persecuzione degli ebrei; fu un perno centrale della dittatura fascista; fu l’uomo che deteneva i rapporti con il mondo industriale, che ne mascherò le clientele e le ruberie approfittandone. Può esistere, oggi, un premio intitolato a un uomo che predicava la supremazia della “razza”?

Come può un premio che celebra la libertà d'espressione e di pensiero essere dedicato a chi ha sposato un disegno totalitario che quei valori li ha violentemente soppressi? “La cinematografia è l’arma più forte”, amava ripetere Benito Mussolini: sarebbe immensamente confortante se quasi un secolo dopo la cinematografia gli presentasse il conto, disintitolando la Coppa a Giuseppe Volpi e dedicandola invece a Franca Valeri, donna, attrice, ebrea e antifascista mancata ad agosto che seppe essere interprete del nostro cinema a partire da un tempo difficilissimo, il dopoguerra, in cui sulle ceneri del secondo conflitto mondiale scatenato dai fascismi l'Italia dovette imparare a ricostruire se stessa».

 

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Il Messaggero