Fiorella Mannoia: «In Kenya con i volontari per salvare le bambine dalle mutilazioni genitali»

Fiorella Mannoia: «In Kenya con i volontari per salvare le bambine dalle mutilazioni genitali»
Fiorella Mannoia in Kenya a fianco di chi combatte le mutilazioni genitali femminili. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  sono almeno 200...

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Fiorella Mannoia in Kenya a fianco di chi combatte le mutilazioni genitali femminili. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  sono almeno 200 milioni le bambine, ragazze e donne in tutto il mondo vittime di questa pratica tribale e sono trenta i paesi in cui è ancora diffusa. «Se si salvasse anche solo una ragazza da questa pratica bestiale è come se si fossero salvate tutte, bisogna gioire di ogni successo», la cantante racconta a Tpi il suo viaggio con i volontari di Amref, di cui è testimonial.



Appello globale contro le mutilazioni genitali femminili: 44 milioni di bambine vittime


É stata nei villaggi della Contea Samburu, in Kenya, dove la Ong è impegnata nella lotta alla violenza di genere e in particolare alle mutilazioni.
«Seguo Amref da tanti anni spiega a Tpi News -  e questo è il progetto che mi ha colpito di più perché il tema delle mutilazioni genitali femminili tocca noi come donne molto più da vicino, in maniera molto più profonda. Abbiamo visto tante realtà, siamo riusciti a capire alcuni meccanismi antichi, ci siamo spogliati dei nostri pregiudizi per capire le motivazioni che spingono le comunità a perpetrare questo genere di pratiche».







Usa, primo processo contro le mutilazioni genitali delle bambine

Solo un cambiamento di mentalità, osserva la cantante, può portare al superamento di questa pratica. «Spesso le bambine vengono mutilate per motivi di economia domestica: devono essere date in sposa presto perché questo comporta un ritorno economico per la famiglia. Ma se una bambina, invece di sposarsi, studia, può aiutare meglio con un titolo che con un matrimonio precoce. Tante realtà stanno mutando, è un processo lungo e faticoso. Nei villaggi ho incontrato africani femministi che lavorano sul campo con le donne e per le donne, sono quelli che stanno operando e lavorando per far cambiare mentalità: non sono solo le donne che si battono, tanti uomini lavorano al loro fianco per convincerle a cambiare tradizioni ancestrali e radicatissime nel territorio. Ho incontrato un capo villaggio che ha organizzato la festa che normalmente si tiene in occasione di una mutilazione, ma senza praticare il taglio. Le persone sono giunte dagli altri villaggi portando alle ragazze libri in dono, e questo penso sia stata la cosa più emozionante a cui ho assistito. Perché queste ragazze adesso andranno a scuola».











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Il Messaggero