Canada sotto choc, il «genocidio» di migliaia di donne native, l'inchiesta nelle mani di Trudeau

Canada sotto choc, il «genocidio» di migliaia di donne native, l'inchiesta nelle mani di Trudeau
Il democratico Canada è letteralmente sotto choc per un dossier inquietante che scoperchia il vaso di Pandora del genocidio delle donne native. Un tema tabù che solo...

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Il democratico Canada è letteralmente sotto choc per un dossier inquietante che scoperchia il vaso di Pandora del genocidio delle donne native. Un tema tabù che solo di recente è stato portato alla luce anche da un film, River of silence, Il fiume del silenzio, che racconta di una vicenda troppo a lungo ignorata e occultata, su cui la polizia canadese ha colpevolmente taciuto o deciso di non indagare. Migliaia e migliaia di donne native, residenti nelle riserve, sono scomparse o assassinate negli ultimi decenni.


Un genocidio, sostengono alcune organizzazioni che hanno fatto scoppiare il caso e, ora, (finalmente) anhe una commissione di inchiesta pubblica che ha terminato un lavoro di raccolta dati, testimonianze e prove durato due anni, scoperchiando un sistema omertoso impenabile. Gli autori (ancora sconosciuti) di questo femminicidio etnico avevano una movitazione di tipo culturale: la supremazia colonialista sulle comunità native che ancora sopravvivono nelle riserve.

L'inchiesta è stata presentata al primo ministro Trudeau e alle famiglie delle vittime della cittadina di Gatneau, nel Quebec. Le accuse della commissione sono pesantisime: «le violenze su queste donne trovano ragione nella inazione dello Stato e nel colonialismo con le relative ideologie connesse, basate su una presunta superiorità». Il numero preciso delle vittime non si conosce, si stima (a ribasso) che siano circa 4 mila, ma potrebbero essere di più, perchè tanti famigliari per timore di altre violenze, non hanno detto nulla, e poi sapevano che le indagini non sarebbero mai state portate a fondo seriamente.

Marion Buller, commissario capo del team che ha firmato il rapporto governativo è lapidario: «la dura reeltà è che noi viviamo in un paese in cui le leggi e le istituzioni perpetuano le violazioni dei diritti fondamentali che hanno portato a questo orrendo genocidio sulle donne, tantissime ragazzine».

Tre anni fa fu sconvolgente la storia di Rinelle Harper, una studentessa sedicenne ripescata nuda e in fin di vita tra i fiumi Assiniboine e Red River. L’adolescente indigena era stata ripetutamente violentata da due uomini suprematisti e gettata nel fiume. Riuscita a tornare a riva, la giovane fu di nuovo aggredita brutalmente, finché restò esanime. Credendola morta, i due uomini la lasciarono alla corrente del fiume pensando fosse morta. La sua testimonianza ha sbriciolato un muro di omertà. Non si trattava di un caso isolato, un episodio che rientrava nelle statistiche dei delitti comuni, ma qualcosa che faceva pensare ad una persecuzione vera e porpria. Il femminicidio su base etnica.


Il termine genocidio ricorre in quasi tutte le 200 pagine del rapporto, non è una parola scelta a caso. «E' qualcosa come un vero e proprio olocausto e su questo non ci sono dubbi». Trudeau ha promesso di fare giustizia. Le donne canadesi e l'opinione pubblica mondiale aspetta misure concrete.




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Il Messaggero