La scappatoia la offrono i regolamenti parlamentari, la decisione però è tutta politica. Il controverso ddl Pillon sull'affido condiviso non solo viene rimandato...
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Dentro il Parlamento festeggia il Pd, che da tempo definisce il ddl Pillon inemendabile e che ritiene così di aver segnato un punto. Per la dem Valeria Valente quello di ieri è un primo importante risultato ma non finisce qui, continueremo a tenere alta la guardia. Ma contro il testo sull'affido condiviso si è mobilitato anche il mondo dell'associazionismo femminile, che ieri si è ritrovato a fare il punto nell'aula Nassirya al Senato e che già promette di riprendere la battaglia a settembre quando la questione tornerà ad essere affrontata in Parlamento.
Adesso però la palla torna di fatto nelle mani della maggioranza. Il M5s, da Di Maio in giù, ha più volte ribadito che il testo così come scritto dal senatore leghista è da correggere. Il tema però è nel contratto di governo. Anche per questo il Pd continua ad accusare il M5s di essere ambiguo. I dem, in questi mesi, hanno evitato di offrire qualsiasi tipo di sponda ai pentastellati insistendo sul ritiro tout court del disegno di legge. Tutte le opposizioni hanno presentato dei testi, loro di fatto hanno deciso da soli di condannarsi all'irrilevanza, sostiene il vicepresidente grillino della commissione, Mattia Crucioli.
In questi mesi il ddl Pillon è stato a lungo a bagno maria, basta ricordare che sono state svolte oltre 100 audizioni. M5s e Lega da tempo provano a lavorare a un testo condiviso, ma i nodi da affrontare sono molti e dirimenti. Nessuna accelerazione, finché non c'è pieno accordo il testo unificato non verrà depositato, assicurano i pentastellati. E Pillon promette che si metterà al lavoro da subito perché si arrivi il prima possibile a dare risposte concrete alle famiglie.
Il timore che serpeggia nel mondo dell'associazionismo femminile è che il senatore leghista abbia un testo pronto senza possibilità di emendamenti di sorta. Ma molto - compresi i tempi di presentazione- dipenderà dal confronto interno alla maggioranza. Questa, sostengono i 5stelle, è un'occasione per togliere tutte le storture presenti in tutti i provvedimenti e arrivare a una modifica condivisa.
I punti maggiormente criticati riguardano la mediazione civile obbligatoria, e per giunta a pagamento, per chi decide di separarsi, il concorso alle spese di mantenimento dei minori (prevista in pari misura), l'equiparazione forzata dei tempi di permanenza tra i genitori con tanto di doppio domicilio. Ma il nodo più controverso è quello sull'alienazione genitoriale, in cui gli oppositori vedono gravi falle che rischiano di creare generare confusione e storture. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero