Eva Longoria al debutto da regista: «Mai più casalinghe, Hollywood sarà nostra»

CAGLIARI Dal suo esordio disperato in tv, quando nei panni di Gabrielle era una delle Desperate Housewives nello show che fece impazzire milioni di fan, e la trasformò in...

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CAGLIARI
Dal suo esordio disperato in tv, quando nei panni di Gabrielle era una delle Desperate Housewives nello show che fece impazzire milioni di fan, e la trasformò in superstar hollywoodiana, sono passati ormai quindici anni. Dopo quella popolarità il tonfo, non avendo fatto il bis, poteva essere pesante ma Eva Longoria, texana di origine cubana, classe '75, ha pelle e testa dura. È rimasta in piedi, ed è andata dritta per la sua strada. Ieri era a Santa Margherita di Pula (Cagliari), superospite della seconda edizione del Filming Italy Sardegna Festival, in cartellone fino al 16 giugno. Laureata in chinesiologia, ha continuato a recitare, ma non le bastava: «I registi hanno il pieno controllo del loro lavoro. Da attrice non ce l'hai, e io volevo di più». 


Cannes 2019, Eva Longoria sul red carpet con il figlio di 10 mesi: «Sono una mamma che lavora»

L'ESORDIO
Il debutto dietro la cinepresa arriverà con 24/7, che racconterà le differenze del mondo del lavoro post Time's Up, l'organizzazione di cui è cofondatrice in difesa delle vittime di molestie sessuali in risposta allo scandalo Weinstein. Le riprese inizieranno a gennaio e dirigerà un'altra tosta di Hollywood, Kerry Washington (la protagonista della serie Scandal di Shonda Rhimes). Non dovremmo aspettare a lungo invece per vederla nuovamente in tv (in veste di produttrice e attrice) con Grand Hotel, la serie che arriverà su FoxLife questa estate.
Attrice, produttrice, regista e madre. Quasi un anno fa ha avuto un figlio, Santiago, che le sorride mostrando i dentini alla mamma che lo videochiama dalla Sardegna, come mostra fiera l'attrice sui social, con cui però ha un rapporto decisamente critico. «Per fortuna ho iniziato a usarli da grande. La dipendenza dai social è un problema che pe rle nuove generazioni sta diventando sempre più serio. Per me sono uno strumento. L'accettazione di sé non deve passare da un mi piace».
 

LA SFIDA
Sono poche le registe che ce la fanno in un mondo dominato prettamente dagli uomini, e per Eva Longoria la sfida era doppia, rappresentando anche la comunità latina, spesso presa di mira nel panorama statunitense: «Lina Wertmüller e Agnès Varda sono i miei esempi. Quando ti trovi in una posizione di comando è una tua responsabilità aprire la strada alle altre donne. Con Grand Hotel, ho fatto questa scelta, e questo non capita quando le decisioni le prendono gli uomini».
Sul fatto che una donna possa dirigere bene tanto quanto un uomo, l'attrice non ha dubbi: «Una donna può farlo eccome! Poco tempo fa una regista è stata scartata perché considerata non idonea per un film di supereroi. Poi è arrivata Patty Jenkins e con Wonder Woman ha dimostrato il contrario. Per accettare questo cambiamento abbiamo bisogno degli uomini, non possiamo andare avanti senza di loro, ma devono svegliarsi da soli e darsi una mossa in fretta».

LE VITTIME

Un forte scossone in questo senso è stato proprio il Time's Up, che ha contribuito a modificare la visione su molteplici problematiche, come ha ribadito l'attrice: «Le persone sapevano delle molestie, ma nessuno parlava. Abbiamo dato voce alle vittime, trasformando il dolore in potere, e qualcosa sta già cambiando». Non solo cinema, la filantropia è un obiettivo importante per Eva Longoria, che ha lavorato a stretto contatto con uno dei Presidenti più attenti a questa tematica: «Obama mi ha cambiato la vita, e il suo lavoro mi manca tantissimo. Spero che il Time's Up serva anche a questo, con le elezioni in arrivo devono esserci più candidati attenti alle minoranze e alle donne. Tutti hanno bisogno di avere una voce, perché adesso non ce l'hanno».
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Il Messaggero