Sei regioni continuano a non prevedere la doppia preferenza di genere. Due di queste - Liguria e Puglia - andranno al voto il 20 e il 21 settembre e ancora non si sono...
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Il governo preme perché le regioni in cui non si consente la seconda preferenza «riservata a un candidato di sesso diverso» oppure non si prevede né la doppia preferenza né le quote di lista si adeguino. Nei giorni scorsi il premier Conte ha scritto al governatore Emiliano: al più presto norme per garantire equilibrio. «Come saprai - ha sollecitato Conte - il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha reso una informativa in relazione ad una ricognizione effettuata sulla legislazione regionale ed è emerso che le leggi elettorali di alcune Regioni, fra cui la tua, non si sono adeguate alle norme che intendono garantire l'equilibrio della rappresentanza tra donne e uomini nei Consigli regionali».
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E la ministra all'Agricoltura Teresa Bellanova è andata all'attacco: «In Puglia la doppia preferenza di genere per rinnovare il consiglio regionale deve essere garantita già dalla prossima tornata elettorale. E così in tutte quelle regioni che non si sono ancora adeguate, colpevolmente, alla legge 20 del 2016».
Oltre a Puglia e Liguria, le regioni inadempienti sono - in base alla ricognizione del ministro Boccia - Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. E le donne sottorappresentate nei governi regionali. In Italia le governatrici sono soltanto due: Donatella Tesei (Umbria) e Jole Santelli (Calabria). Ma la Calabria conta appena tre donne, Santelli compresa, su 31 consiglieri, la Puglia 5 su 51, la Valle D’Aosta 8 su 25 (ma una donna è presidente del Consiglio regionale).
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Il Messaggero