Piazze e Vie in Italia dedicate prevalentemente a uomini, un censimento fa affiorare il gap e il bisogno di parità nella toponomastica

Piazze e Vie in Italia dedicate prevalentemente a uomini, un censimento fa affiorare il gap e il bisogno di parità nella toponomastica
Milano, Genova, Bologna, Cagliari, Reggio Emilia, Roma. L'ultima cittadina che ha riconosciuto l'esistenza di una evidente discriminazione delle donne nella...

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Milano, Genova, Bologna, Cagliari, Reggio Emilia, Roma. L'ultima cittadina che ha riconosciuto l'esistenza di una evidente discriminazione delle donne nella toponomastica locale è Cattolica, in provincia di Rimini. La disparità di genere emerge evidente anche dalla dedicazione di strade e piazze a figure femminili. Secondo un censimento di una associazione nazionale che sta procedendo ad analizzare tutto il territorio, risulta che a Cattolica ci sono solo 11 vie dedicate a donne contro 212 uomini. Un trend che il gruppo Toponomastica Femminile chiede di invertire, formulando una specifica richiesta ai sindaci per “istituire il principio di parità di genere nelle scelte di denominazione.


Dal censimento nazionale condotto dal gruppo, risulta che la media di strade intitolate a donne va dal 3 al 5% (in prevalenza madonne e sante), mentre quella delle strade dedicate agli uomini si aggira sul 40%. Dalla constatazione di questo gap sono partite varie iniziative: la campagna per la memoria femminile denominata “8 marzo 3 donne 3 strade”, con l’invito a sindache e sindaci a intitolare tre strade ad altrettante donne, una di rilevanza locale, una di rilevanza nazionale, una straniera; i progetti “Largo alle Costituenti” e “Partigiane in città” che hanno riportato biografie di donne coraggiose e tenaci.

Anche l'esempio di Cattolica rispecchia la tendenza nazionale. Le vie sono quasi sempre intitolate a sante o personalità religiose (S. Chiara e S. Lucia); una ad una umanista (Grazia Deledda); una ad una scienziata (Marie Curie); tre a figure storiche e politiche (Irma Bandiera, Francesca da Rimini, Anita Garibaldi); e quattro a figure locali o a nomi generici (Violante Del Prete, Gina, Isotta, Luciona).


“Come dimostrano i numeri, le intitolazioni delle strade e delle piazze, ma anche di aree verdi e spazi pubblici, riflettono una cultura e una dimensione sociale e storico-culturale ancora molto maschiliste: lo sbilanciamento in favore dei personaggi maschili è l’'espressione del potere degli uomini che hanno scritto la storia e che continuano a perpetuarla nei percorsi di vita urbana— nonostante siano esistite ed esistano tuttora figure femminili meritevoli di tale prestigio”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero