Per tradizione la storia del Risorgimento è sempre stata declinata al maschile anche se il ruolo delle donne, durante quegli anni, ebbe sicuramente una notevole importanza....
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Un capitolo probabilmente ancora tutto da scrivere, quello del risorgimento femminile, che certamente toccava le elite dell'epoca visto che i principi indipendentisti veicolati dalla Rivoluzione Francese erano ancora circoscritti in pochi ambiti. Tuttavia ci sono documenti che fanno riflettere.
Per esempio lo scritto delle donne toscane, rivolto alle donne emiliane. «Il dì 8 di agosto [giorno della ribellione di Bologna agli austriaci] segnerà per l’Italia un’epoca feconda di magnanimi esempi e di gloria. L’austriaco [...] calcava insolente le vostre belle contrade; ma un grido di vendetta sorto nella vostra città volse nei passi della fuga le orde vincitrici. Non vi fu un Bolognese che non fosse un Eroe, e voi felici o sorelle che avete tali sposi. Tali figli, tali fratelli! Voi pure partecipaste alla loro gloria, voi con le vostre parole magnanime li infiammaste alla pugna, li confortaste affaticati, li esortaste a vendicare gli oltraggi stranieri [...]. Se l’Italia dovrà di nuovo combattere, noi additeremo ai nostri figli, ai nostri sposi e fratelli l’esempio dei vostri, e questo esempio li lancerà sul campo della gloria, li renderà vittoriosi». Questo messaggio rivolto alle “sorelle” bolognesi è contenuto nel volume «Un giorno nella storia di Bologna», Vallecchi, Firenze 1998. .
Proprio la categoria delle “compagne” e delle “mogli” dei risorgimentali offre una galleria di volti di donne coraggiose. Anita, per esempio, al secolo Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva che dal Brasile si unì a Garibaldi morendo nelle valli di Comacchio nel 1849, spossata dalla fatica della fuga dalla macerie della Repubblica romana.
Sbarcata con i Mille a Marsala, fu la generosa infermiera Rosalia della giornata di Calatafimi» recita una targa in via della Scala, a Firenze, a ricordo di Rose Montmasson, moglie di Francesco Crispi, l’unica donna a seguire l’avventura dei Mille. Sarebbe poi morta povera e sola, abbandonata da un marito assorbito dalla sua ascesa politica.
La galleria delle “donne del Risorgimento” offre anche immagini di donne combattenti. Colomba Antonietti, uccisa da un proiettile nemico mentre difendeva la Repubblica romana. Luisa Battistotti Sassi, una dei protagonisti, armi in pugno, della cacciata degli austriaci durante le Cinque giornate di Milano.
La nobildonna Costanza D’Azeglio che ha lasciato un epistolario di 611 lettere al figlio Emanuele fornendo uno spaccato degli ideali, delle passioni e delle visioni che animavano la scena culturale piemontese alla vigilia dell’Unità.
A questa si aggiunge Cristina Trivulzio di Belgiojoso, una donna che pur provenendo da una famiglia molto ricca, scelse per sé la strada dell’impegno patriottico e dell’opposizione al dominio straniero, fino all’esilio per non essere incarcerata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero