Gli appelli al premier Conte: «L'Italia deve ripartire dalle donne»

L'appello su Charge.org al premier
«Non si può più permettere che delle donne siano costrette a rinunciare al lavoro per mancanza di servizi alla persona, quelli ai bambini, alle persone...

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«Non si può più permettere che delle donne siano costrette a rinunciare al lavoro per mancanza di servizi alla persona, quelli ai bambini, alle persone vulnerabili e agli anziani che ancora sono assicurati dalle donne. Vogliamo in questo passaggio crescere in modernità e innovazione con un sistema paese che guardi alla qualità della vita di donne e uomini!». Le attiviste di "SeNonOraQuando Libere” hanno lanciato un appello al premier Conte su Charge.org per chiedere che Italia in questa fase riparta dalle donne. Un documento in sei punti che indica le linee da seguire per impedire che ancora una volta le donne siano messe ai margini dalla crisi e così costrette a fare passi indietro. «La storia ci ha mostrato varie volte che al chiudersi di una crisi le donne, che ne avevano sopportato in modo particolare il peso, venivano sospinte indietro, obbligate a sacrificare lo spazio pubblico in favore di quello privato. Questa volta non deve essere così e non lo permetteremo», scrivono le firmatarie tra cui la Regina Cristina Comencini, Rita Cavallari,  Licia Conte, Antonella Crescenzi, Ilenia De Bernardis, Manuela Fiorini De Rensis, Fabrizia Giuliani, Francesca Izzo, Francesca Marinaro, Donatina Persichetti, Silvia Pizzoli, Simonetta Robiony, Serena Sapegno, Cecilia Sabelli, Sara Ventroni.


Il piano. Incentivi fiscali per l'occupazione e l'imprenditoria femminile, sostegno alla maternità, integrazione degli asili nido nel sistema scolastico, congedo di paternità obligatorio di 75 giorni. E ancora: messa in sicurezza delle scuole, piano di investimenti nella sanità e nei servizi sociali. 
«Le nuove opportunità offerte da una politica di bilancio resa espansiva dalla necessità di contrastare la gravissima crisi indotta dalla pandemia vanno colte con tempestività», si legge nella lettera. «I documenti ufficiali di fonte governativa, fin qui resi pubblici, affrontano alcuni di questi temi, ma non appaiono soddisfacenti in quanto non collocano i problemi nella centralità delle politiche per la ricostruzione, né danno loro la giusta priorità. Ora o mai più: si deve pensare in grande, come fecero le classi dirigenti nel secondo dopoguerra delineando un percorso di rinascita per tutto il paese: perché di questo si tratta, affrontare la crisi più grave da allora e superarla».




Un altro appello al premier Conte era  stato lanciato dagli Stati Generali delle donne
«Ci mettiamo a disposizione del Governo per suggerire ed individuare interventi concreti e mirati, territorio per territorio. Alla luce della riprogrammazione dei fondi comunitari che le Regioni si stanno accingendo a fare, delle risorse del Recovery Fund che gli Stati membri riceveranno dall'Europa, del piano che occorrerà presentare all’Europa in autunno e della prossima programmazione 2021-2027 è necessario uno sguardo di genere nella formulazione delle proposte ed è necessario che una parte di questi fondi siano destinati all’auto-impiego e auto-imprenditorialità femminile».


La crisi. Il prezzo più alto della crisi lo stanno pagando le donne e i giovani, come conferma l’analisi su Repubblica di Linda Laura Sabbadini, a capo della direzione centrale dell’Istat. Tra marzo e aprile  ci sono stati 400 mila occupati in meno, 274 mila solo ad aprile. Una cifra però che non include i cassintegrati.  
«L’occupazione è calata per uomini e donne, giovani e adulti. Ma al tempo stesso ha colpito di più donne e giovani di 25-34 anni. Ora la situazione si è capovolta (-2,3% di occupate, -1,3% di occupati)».

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Il Messaggero