Per sessant'anni ha filmato la vita delle donne, per mettere l'accento sulla loro capacità di non arrendersi, nemmeno nei momenti peggiori. Non rassegnamoci...
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Era nata a Biarritz nel 1924 in una famiglia di artisti, con una mamma fotografa, vicino alla corrente surrealista. Negli anni Settanta è sempre rimasta ai margini del movimento femminista, preferendo concentrarsi sulla modalità tutta femminile di ricostruirsi interiormente, persino contro le convenzioni e le violenze ordinarie che la società continuava (e continua) a somministrare in termini di esclusione al lavoro o disparità contrattuale.
Il suo primo lavoro risale al 1948, in una Francia post bellica. Si chiama Goemond e racconta il lavoro delle raccolte delle alghe nere in Bretagna. L'opera fu presentata a Venezia. Un film iper realista che suscitò interesse. A quello è seguito "Colette, sulla via della scrivania". Dalla fine degli anni settanta ha cominciato ad occuparsi di violenze di genere, anticipando i tempi, mettendo in evidenza come lo stupro produce ferite interne difficilmente rimarginabili. Ultimamente i suoi lavori sono stati un po' dimenticati o messi da parte, ma il suo percorso artistico e professionale ha indubbiamente aperto nuove strade, anticipando i tempi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero