"La battaglia dei sessi" ha fatto gol

La nazionale femminile di calcio degli Usa
Ha combattuto e ha vinto, praticamente da sola. Non c'erano Facebook e Twitter e non poteva traghettare hashtag per cercare consenso, anche se probabilmente a quei tempi...

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Ha combattuto e ha vinto, praticamente da sola. Non c'erano Facebook e Twitter e non poteva traghettare hashtag per cercare consenso, anche se probabilmente a quei tempi avrebbe avuto molti haters. Era il 1973, in Italia non era ancora stata approvata la legge sull'aborto (la propaganda era vietata), solo due anni prima entrò in vigore la normativa che tutelava le lavoratrici madri. Negli Usa solo nel 1974 divenne illegale la discriminazione sessuale nella vendita e affitto di alloggi e ancora oggi esiste un divario tra ciò che uomini e donne dirigenti guadagnano in Gran Bretagna (-12%) e negli Stati Uniti (-2%) secondo i dati di The Pay Index.


Nel 1973 Billie Jean King tenne inchiodati alla televisione 90 milioni di spettatori nel mondo: giocò contro l'ex campione del mondo di tennis Bobby Riggs, 55 anni, accusato di maschilismo, sessismo. Vinse tre set a zero. In ballo c'erano la parità dei diritti tra uomini e donne, anche nelle retribuzioni in quella che fu definita "la battaglia dei sessi". E non è un caso se l'ultimo cinguettio di Billie Jean King su Twitter è in cima alla pagina social della nazionale di calcio femminile degli Usa (@USWNTPlayers).

 

L'ultima battaglia delle calciatrici ricorda molto la storia di Billie Jean King. Le giocatrici l'8 marzo (Giornata internazionale delle donne) hanno rilanciato la battaglia per l'equa retribuzione rispetto ai colleghi maschi. Loro, le donne, hanno vinto l'ultimo campionato del mondo e hanno ottenuto bonus inferiori rispetto ai colleghi uomini. La finale della FIFA Women’s World Cup contro il Giappone del 2015 è stata seguita da 25.4 milioni di persone in tv “un nuovo record per qualsiasi partita di calcio trasmessa in televisione, secondo i dati delle classifiche Nielsen di lunedì” riportò la Reuters.

Nella causa intentata contro la Federazione di Calcio degli Stati Uniti si parla di
«anni di discriminazione di genere istituzionalizzata». Nel 2016 cinque giocatrici avevano già fatto causa per discriminazione salariale ottenendo alcuni miglioramenti. Ma ora le 28 giocatrici chiedono gli stessi compensi, richiesta che comprende i risarcimenti a partire dal 2015. Secondo quanto scritto da The Guardian «l'allenatore delle donne statunitensi, Jill Ellis, è stato pagato meno dell'allenatore Under 23 maschile fino all'anno scorso».

Eppure la squadra ha vinto tre titoli del mondo e Alex Morgan, una delle giocatrici, è stata inserita nella lista delle 100 persone più influenti del mondo secondo Time (quella dove c'è anche Trump).

a squadra, il 7 giugno, sbarcherà in Francia per l’ottava edizione della FIFA World Cup di calcio femminile. A proposito: ci saranno anche le azzurre, dopo vent'anni di assenza. Si sono qualificate lo scorso anno, mentre i colleghi uomini sono rimasti a casa e l'Italia non ha partecipato al Campionato del mondo in Russia. Non accadeva da 60 anni.

 
 
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Il Messaggero