«Fastidioso, lancinante, assillante». Così viene descritto dalle pazienti il dolore pelvico. Nel nostro Paese ne soffre una donna su tre ma,...
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Le intervistate dicono di conoscere poco il disturbo e, spesso, durante le visiste di essere scarsamente ascoltate. Il saperne di più permette anche di “raccontare” meglio lo stato di salute. Onda, sul suo sito, ha messo a disposizione, oltre alle informazioni, anche un diario per monitorare il disturbo. Da compilare giornalmente per almeno tre mesi scrivendo con tutti i dettagli il proprio dolore e i diversi aspetti che lo accompagnano.
Una sorta di cartella clinica personale e da presentare poi al medico. E' stata anche ideata un'app che insegna facili esercizi di ginnastica intima femminile. «Persiste ancora oggi un gap culturale legato al dolore, che fa sì che questo sia sottovalutato e sottratto - afferma Francesca Merzagora, presidente di Onda - È ancora considerato quasi normale o fisiologico che una donna provi dolore a causa di un problema ginecologico. E il mancato riconoscimento sociale del dolore cronico come patologia vera e propria, grave e invalidante è responsabile di un ulteriore aggravio del vissuto delle pazienti». Un dato per tutti: in un caso su 5, alla comparsa dei primi sintomi, la donna non va neppure dal medico.
Dallo studio emerge un “sommerso del dolore” ancora poco conosciuto. Sia dal partner che, troppo spesso, anche dal ginecologo. «A tal punto - aggiunge Francesca Merzagora - che le pazienti dichiarano di non essere sempre credute». L'indagine ha coinvolto un campione di 600 donne tra i 18 e i 55 anni, oltre a 23 ginecologi e 10 pazienti, nell'ambito della campagna promossa con il contributo incondizionato di Alfasigma.
Per gli esperti il dolore pelvico è un sintomo che può dipendere da molti fattori, non sempre legati solo alla sfera ginecologica. Questo vuol dire che per arrivare alla diagnosi si deve attraversare una progressiva esclusione delle varie cause. «La sindrome da dolore pelvico cronico oggi si può curare in modo efficace con numerosi approcci terapeutici - assicura Filippo Murina, responsabile del Servizio di patologia del tratto genitale inferiore all'ospedale Buzzi-università degli Studi di Milano - È fondamentale porre una corretta e tempestiva diagnosi di una condizione che, se apparentemente non presenta elementi visibili, può essere facilmente diagnosticata con un accurato e mirato esame clinico che consideri l'esistenza del problema». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero