Affido Condiviso, i movimenti femminili preparano la campagna d'autunno per fermare il Ddl Pillon

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La battaglia delle maggiori associazioni femminili italiane ha segnato il primo punto a favore. Grazie alla mobilitazione trasversale e capillare che, in questi giorni, ha...

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La battaglia delle maggiori associazioni femminili italiane ha segnato il primo punto a favore. Grazie alla mobilitazione trasversale e capillare che, in questi giorni, ha interessato l’intero territorio nazionale. Alla fine la discussione del ddl Pillon è slittata a settembre. I temi sull’affido condiviso e altre «bizzarre» novità contenute nel testo del senatore Simone Pillon (per esempio l’introduzione di un mediatore obbligatorio, i cui costi sono a carico dei coniugi che si vogliono separare o, ancora peggio, la possibilità che i bambini possano essere addirittura affidati ai padri violenti) ieri pomeriggio sono stati al centro di un serrato dibattito in Commissione Giustizia al Senato. La battaglia delle donne però non è terminata.


A settembre si riaprirà di nuovo la partita anche se diverse parlamentari, tra cui Maria Elena Boschi, Lucia Annibali e Valeria Valente hanno già chiesto che il Ddl venga ritirato tout-cour. «Un obbrobrio». «Una schifezza». «Quel testo è un affronto alle donne, ai diritti delle donne, è persino incostituzionale» hanno detto.

Il Movimento 5 Stelle (accusato di essere «ambiguo e di fare il pesce in barile» in commissione) ha annunciato la possibilità di  un testo unificato tra tutte le proposte. Il  timore che già serpeggia all’interno del mondo femminile è che il senatore leghista Simone Pillon possa averlo già scritto, pronto da votare a settembre senza possibilità di emendamenti di sorta. Un po' come è accaduto per il Codice Rosso.

Per evitare il blitz l’associazionismo femminile – un arcipelago frastagliato e vario – si sta compattando.

Ieri le prime avvisaglie. A manifestare fuori dalla Camera c'erano parlamentari, giornaliste, avvocatesse, responsabili di ong, le rappresentanti dei centri antiviolenza, le maggiori sigle sindacali (Uil, Cgil, Cisl), docenti universitarie, blogger.

Monica Cirinnà ha spiegato che l’ambiguità del M5s in Commissione Giustizia non è di certo foriera di buoni auspici. «Se avesse voluto  i senatori pentastellati potevano chiedere il cambiamento del relatore della legge, ma non lo hanno fatto. Noi sappiamo che un testo unificato è già pronto e probabilmente è stato scritto a Verona».


Il riferimento era al meeting sulla famiglia che la Lega ha organizzato per fare emergere l’idea di una famiglia dove la donna «resta sottomessa e possibilmente tra i fornelli», ha sintetizzato la deputata Leu, Rossella Muroni. Aggiungendo: «Il ddl Pillon è un pericoloso tentativo di distruggere il diritto di famiglia come lo conosciamo oggi per costruirne uno coercitivo a tutto svantaggio di donne e bambini, calpestando diritti che pensavamo acquisiti. Parliamo di un testo non emendabile, né migliorabile, ma solo da rispedire al mittente». Susanna Camusso è convinta che la pausa estiva debba servire per continuare la mobilitazione nazionale contro una «vera e propria schifezza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero