«Non parlare di calcio in ufficio, è sessista»: bufera social sulla proposta della manager inglese

«Non parlare di calcio in ufficio, è sessista»: bufera social sulla proposta della manager inglese
«Le conversazioni di calcio in ufficio escludono le donne e sono sessiste». Una manager britannica suggerisce di evitare discussioni e battute su rigori, gol e...

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«Le conversazioni di calcio in ufficio escludono le donne e sono sessiste». Una manager britannica suggerisce di evitare discussioni e battute su rigori, gol e classifiche. Argomenti che non appassionano le colleghe che potrebbero sentirsi ai margini. Meglio parlare d'altro, quando si è al lavoro, per far sentire tutti coinvolti ed non creare divisioni. Di calcio si parli nelle chat o nei bar, dietro le scrivanie si discuta d'altro. E sui social si scatena il finimondo, tutti contro Ann Francke, capo del Chartered Management Institute.

«Molte donne si sentono escluse da queste chiacchiere», che possono risultare moleste come le battute sulle conquiste sessuali, ha detto la manager al programma Today della Bbc. «I capi dovrebbero reprimere o moderare le discussioni sportive, i buoni manager dovrebbero essere inclusivi e garantire che tutti nella loro squadra si sentano a loro agio». 

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Ma che idea balorda è questa? Su Twitter la proposta della manager viene stroncata, da uomini e da donne. «Terribile idea», per la giornalista sportiva Jacqui Oatley. «Un mucchio di schiocchezze», commenta l'ex ministro dello sport Tracey Crouch. E perché non scoraggiare le conversazioni su "Love Island" o Game of Thrones”, non possono dividere anche queste? E che dire poi delle discussioni - suggerisce qualcun altro - sulla moda o sulle diete? Per non parlare di quelle sui figli, bisognerebbe allora preoccuparsi che le mamme possano far sentire escluse le non mamme e via di seguito. Sessiste anche loro?


 




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Insomma l'ossessione per la correttezza e l'equilibrio, l'esagerata paura di offendere e discriminare, la censura che non si limita a frasi o toni realmente sessisti ma si accanisce addirittuta sulle conversazioni sportive perché potrebbero risultare non gradite alle donne, alla fine rischia di danneggiare la causa e le donne. Quelle che magari di sport  converserebbero volentieri. E tutte le altre. A finire sotto accusa - in questa disputa social - non è più il sessismo ma quelle che vedono il sessismo ovunque. Il rischio poi è che le offese vere e pesante siano liquidate come «le solite paranoie» di quelle che considerano sessiste pure le chiacchiere sulle partite della domenica.    Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero