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I NUMERI L'industria della sicurezza informatica sconta ancora un gender gap superiore alla media.
«Perché il cyber è il futuro», ricorda Domitilla Benigni, founding member di Women4Cyber, iniziativa europea nata per aumentare il coinvolgimento delle donne in questo settor e direttore generale di Elettronica, Gruppo mondiale nei sistemi di difesa e sicurezza. «Come ricorda l’ONU - spiega - il 65% delle donne e dei bambini del futuro saranno impegnati in professioni che oggi non esistono, e molte di queste saranno sicuramente frutto della digitalizzazione. Da qui al 2021 ci saranno globalmente circa 3.5 milioni di posti di lavoro globali non coperti nella cybersecurity (fonte: Cybersecurity jobs report 2018-2021). Inoltre secondo un’altra autorevole fonte (ISC)2 entro il 2022, l'Europa dovrà affrontare una carenza di competenze sulla sicurezza informatica di 350.000 lavoratori».
Quali sono dunque le opportunità per le donne nelle professioni del futuro? E come rendere il settore più inclusivo per le giovani studentesse? «Innanzitutto lavorando sulla formazione, sin dal liceo. Quando alle donne viene data l’opportunità di formarsi riescono ad eccellere: le donne che lavorano nelle professioni cyber hanno per il 52% un titolo universitario di secondo livello, contro il 44% degli uomini (fonte: Global Information Security Workforce Study 2017). Altrettanto importante sarà il contributo delle istituzioni e poi il ruolo del networking strutturato, come dimostra Women4Cyber che rende il nostro impegno più forte e più ambizioso».
«La presenza femminile nella cyber security è importante anche per cambiare una certa mentalità - ricorda Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni - Le donne pagano spesso un prezzo più alto degli uomini per stare in rete, vittime come spesso accade di insulti e minacce che riguardano quasi sempre il loro aspetto fisico. Ecco perchè un occhio femminile nel settore della cyber sicurezza diventa ancora più importante».
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Il Messaggero