Paola Binetti portavoce del disagio: «Crisi politica maschilista che condanna le donne»

Paola Binetti portavoce del disagio: «Crisi politica maschilista che condanna le donne»
Una crisi politica tutta al maschile, ancora una volta condotta al maschile e con un apporto di donne pari allo zero. Sia dentro al Pd che al Movimento 5 Stelle. Altro che quote...

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Una crisi politica tutta al maschile, ancora una volta condotta al maschile e con un apporto di donne pari allo zero. Sia dentro al Pd che al Movimento 5 Stelle. Altro che quote rosa. A sollevare un aspetto evidente in questi giorni di consultazioni frenetiche, proprio alla scadenza dell'ultimatum posto dal Presidente Sergio Mattarella, arriva dalla senatrice dem, Paola Binetti che, con amarezza, riscontra «l'’irrilevanza delle donne Pd e M5S nelle trattative in corso. Tutto sembra giocarsi all’insegna del maschile: che si tratti di Fico o di Maio, di Patuanelli o D’Uva, o che riappaia ogni tanto il Dibba: donne non se ne vedono e non se ne sentono. Ma anche nel Pd le donne tacciono: i volti sono quelli di Renzi e Zingaretti, appare spesso del Rio, Marcucci non si sente, frequenti le citazioni di Gentiloni e Franceschini». 


Alla agenzia Dire la Binetti affida tutta la sua preoccupazione non solo per il momento politico, ma per lo sbilanciamento evidente, come se le donne in politica non avessero poi tanto da dire. «Purtroppo donne mai. Ecco uno dei primi fattori invece su cui dovrebbe investire un governo del cambiamento. Qui in quanto a maschilismo cambia ben poco. Eppure sono note le capacità di mediazione e di integrazione, l’approccio inclusivo e flessibile, la ricerca di un consenso mediato dall’accoglienza e non dalla prepotenza. Ma nell’attuale dialettica di vertice le donne al tavolo delle trattative non ci sono. Peccato. Seconda cosa sorprendente Fratelli d’Italia e Lega, rispondono sistematicamente picche agli inviti, con cui sono sollecitati a partecipare alla costruzione di un nuovo Centrodestra moderato, europeista e liberale, dalle spiccate radici cattoliche, declinate però in modo laico e coerente».


Binetti continua la sua analisi impietosa: «Forza Italia e l’Udc vedono ridurre i loro consensi, sistematicamente saccheggiate dagli ex alleati che si girano dalla parte opposta. Salvini preferisce rincorrere Di Maio e la Meloni rincorre Salvini. Ma di dar vita ad un vero e proprio Centro destra non si vede l’ombra. Terza ed ultima sorpresa. Ognuno resta intrappolato nella sua casella, sempre più schiacciata a sinistra, con tutte le sue derive radicali, e a destra con tutte le sue intemperanze. A Fi manca il coraggio di chiudere seriamente con l’ex socio di minoranza che nel frattempo ha divorato tutto il suo patrimonio e aprire ad un nuovo spazio elettorale, quello degli attuali assenteisti che si sentono trascurati e mai adeguatamente ascoltati e valorizzati. Ma anche a Renzi manca il coraggio di rompere con schemi vecchi per affrontare quel processo di cambiamento sostanziale che ricondurrebbe Lega e M5S nella marginalizzazione che i risultati di questa legislatura hanno evidenziato con lucidità. Innovare oggi significa rompere schemi, non continuare a fare il gioco delle tre carte. E sono molte le donne che lo farebbero prima e meglio”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero