Il dialetto ternano come griffe: l'idea di tre donne fa nascere il marchio "Ellole"

Il dialetto ternano come griffe: l'idea di tre donne fa nascere il marchio "Ellole"
Ellole, che in dialetto ternano sta per eccole, sono tre giovani donne: Laura Cundari, Irene Labella e Paola Patrizi. Laura è la proprietaria di un super market, Irene...

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Ellole, che in dialetto ternano sta per eccole, sono tre giovani donne: Laura Cundari, Irene Labella e Paola Patrizi. Laura è la proprietaria di un super market, Irene è un architetto con un progetto di sartoria indipendente, Paola una illustratrice e grafica. Tre identità professionali differenti che una sera a cena, e tra una risata, il racconto delle proprie storie e le rivelazioni di un sogno, decidono di mettersi a lavorare ad un progetto economico capace di sfruttare le esperienze di tutte e tre. «Creiamo una capsule collection, ovvero un lancio di prodotti artigianali. Mettiamo Terni al centro di ogni prodotto, enfatizzando la capacità ironica dei ternani di porsi di fronte ad ogni problema».


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Erta è il primo lancio di Ellole. Perché Erta in dialetto sta per spessa e in italiano sta per ripida. «In poche parole un'impresa eccezionale e di un certo spessore», sintetizza Laura. Domenica primo dicembre, a Terni ha aperto il temporary shop 30 Holy Days: un progetto di partecipazione d'impresa locale dove poter acquistare prodotti selezionati fatti a mano, per tutto il mese di Natale. «L'esigenza è di unire i makers di tutte le realtà locali dicono le giovani Ellole - e di offrire loro una vetrina dove esporre, perché per un artigiano aprire un negozio in centro è troppo costoso. Molti lavorano online e faticano ad avere una finestra fisica sul territorio».

Laura tira fuori il pezzo forte della collezione: una sciarpa realizzata in cashmere, con la scritta Chettegeli, che non è proprio una frase di buon augurio, ma è tra le usate dai giovani ternani. Cinquanta pezzi (serie limitata), di cui dieci sono stati venduti nella prima ora di apertura del negozio. Grande successo anche le spilline in latta litografata da regalare ad un compagno di scuola: Pija versu al più timido, Dajè Mbò allo spavaldo, e Icche e ocche all'indeciso.

Per un invito a cena a casa di amici Patrizia si è fatta incartare un cestino per il pane con la scritta "magnace lu pane" e Leopoldo due tovagliette con "Lu magnà è poco, lù ride è tanto". Tra gli articoli in vendita ci sono gioielli e capi sartoriali per bambini e per adulti.


Poi ancora editoria e illustrazioni fino alla parte agroalimentare. In fondo al negozio si scoprono birre artigianali, composte, mostarde, confetture, olio biologico, più due prodotti di economia carceraria. Caffè e tisane prodotte dalle Lazzarelle (società cooperativa nata all'interno del carcere femminile di Pozzuoli).  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero