Neide Santos si è salvata correndo: dagli abusi, dalle violenze e dalla depressione. E adesso aiuta gli altri, le donne e i bambini di San Paolo, a cercare nella corsa il...
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Neide comincia a correrre da ragazzina. A sei anni lascia la regione di Bahia, in Brasile: è una bambina povera e viene mandata a lavorare a casa delle famiglie più ricche, a San Paolo. Viene abusata e si ammala di anoressia. A dodici comincia ad andare a scuola e a correre. E vince la sua prima medaglia: «Quel premio è stato la mia emancipazione», spiegherà poi nel libro.
A 11 anni vince tre medaglie d'oro correndo con le “Nike” disegnate ai piedi
Il marito di Neide viene ucciso dalla polizia per sbaglio, perché scambiato per un malvivente. Di nuovo la corsa la salva. Ma questa volta chiede alle donne della sua comunità di correre con lei e così nasce “Vida Corrida“. Poi una nuova tragedia: il figlio Mark, 21 anni, viene ucciso da un 14enne, in strada. «Lì il mio mondo è crollato» racconta sempre nel libro. Sono le donne di Vida Corrida a sostenerla e a tirarla fuori dalla depressione. Neide si rialza buttandosi anima e corpo nel progetto, anche grazie alla sponsorizzazione di Nike. E adesso sono in tanti a doverle dire grazie Neide, ci hai salvato la vita. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero