Neide con la corsa salva donne e bambini dalla violenza delle favelas

Neide con la corsa salva donne e bambini dalla violenza delle favelas
Neide Santos si è salvata correndo: dagli abusi, dalle violenze e dalla depressione. E adesso aiuta gli altri, le donne e i bambini di San Paolo, a cercare nella corsa il...

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Neide Santos si è salvata correndo: dagli abusi, dalle violenze e dalla depressione. E adesso aiuta gli altri, le donne e i bambini di San Paolo, a cercare nella corsa il riscatto e la salvezza dalla violenza delle favelas. Ha fondato in Brasile il progetto sociale “Vida Corrida” e ha cambiato così l'esistenza di tante persone. Con lei e le donne dell'associazione ha cominciato a correre Jonathan Santos Rocha, è il primo sudamericano a vincere la maratona di New York (nel 2006 e nel 2008). E “Vida Corrida” ha salvato la vita anche a Julio Cesar Agripino, un ragazzo che ha perso la vista mentre partecipava già al progetto. «In un'intervista ha detto che se non fosse stato per Vida Corrida - spiega Neide, nel libro All you need is sport” (edito da Centro Studi Erickson, 2019) - probabilmente sarebbe a chiedere l'elemosina alle stazioni della metropolitana. L'11 settembre 2016 allo stadio Engenhao, ai giochi Paralimpici: migliaia di persone gridavano il suo nome. Un ragazzo a cui ho insegnato a correre è finito alle Paralimpiadi».




Neide comincia a correrre da ragazzina. 
A sei anni lascia la regione di Bahia, in Brasile: è una bambina povera e viene mandata a lavorare a casa delle famiglie più ricche, a San Paolo. Viene abusata e si ammala di anoressia. A dodici comincia ad andare a scuola e a correre. E vince la sua prima medaglia: «Quel premio è stato la mia emancipazione», spiegherà poi nel libro.  

 

A 11 anni vince tre medaglie d'oro correndo con le “Nike” disegnate ai piedi


Il marito di Neide viene ucciso dalla polizia per sbaglio, perché scambiato per un malvivente. Di nuovo la corsa la salva. Ma questa volta chiede alle donne della sua comunità di correre con lei e così nasce “Vida Corrida“. Poi una nuova tragedia: il figlio Mark, 21 anni, viene ucciso da un 14enne, in strada. «Lì il mio mondo è crollato» racconta sempre nel libro. Sono le donne di  Vida Corrida a sostenerla e a tirarla fuori dalla depressione. Neide si rialza buttandosi anima e corpo nel progetto, anche grazie alla sponsorizzazione di Nike. E adesso sono in tanti a doverle dire grazie Neide, ci hai salvato la vita.   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero