Soli, più di prima, a prendersi cura dei figli disabili o con gravi malattie. Senza l'assistenza e gli aiuti su cui si poteva contare fino a qualche settimana fa, senza...
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Disabili gravi e senza genitori, arriva la delibera comunale per l'assistenza
Alessandra Cortini, la mamma di un ragazzo autistico di 24 anni, Giacomo, ha scritto una lettera alla sindaca Raggi. «In questi giorni di reclusione forzata i nostri ragazzi hanno dato dimostrazione di grande maturità e comprensione che qualcosa di grave stava accadendo», scrive Alessandra che che rappresenta l'associazione di ragazzi autistici "L’emozione non ha voce". «Le chiedo di emanare una nota che autorizzi noi genitori di ragazzi affetti da autismo ad uscire con il proprio figlio pur rispettando tutte le misure di sicurezza e privilegiando aree isolate senza incorrere nel rischio di denunce o multe.
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Alessandra dà voce a tante altre famiglie, anche quelle che aderiscono al Fida, il Forum per i diritti dell'autismo. Molti operatori non se la sentono in questo momento di andare nelle case, in alcuni casi sono i genitori stessi a rinunciare all'assistenza per paura del contagio. «Noi famiglie di bambini disabili in questo momento siamo dimenticate, come se la disabilità fosse sparita», si sfoga la mamma di due gemelli con gravi problemi. «Le lezioni on-line non possono seguirle, non possono fare sport, fisioterapia o seguire i corsi, nemmeno gli è concessa la passeggiata. E alcuni di loro faticano anche a capire le ragioni dei divieti».
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Un'altra mamma di un bambino con difficoltà motorie. «Ho raccolto tante testimonianze, ci troviamo tutte in una situazione molto delicata. Sembra che il governo si sia dimenticato di noi. Si parla tanto di malattia e contagio, ma poco interesse, come al solito, viene manifestato per chi vive una condizione di svantaggio già in partenza».
L'emergenza nell'emergenza, l'assistenza che ricade tutte sulle spalle delle famiglie. Per i casi più delicati le famiglie chiedono a Comune e Regioni di garantire con urgenza almeno «uno o due operatori, con assicurazione ad hoc, supplemento di stipendio e presidi sanitari di protezione personale e tesserino con dettagli del servizio per operare a domicilio o sul territorio. È un progetto pilota di una task force socia-assistenziale, finita l'emergenza i progetti attivati possono essere migliorati e usati anche in futuro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero