In sala parto con le mascherine e con mille ansie in più, tanti papà che non possono assistere alla nascita. I rischi del contagio in ospedale, la paura che se la...
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Emerge da uno studio su 43 donne in gravidanza con diagnosi di virus a New York è stato pubblicato sull'American Journal of Obstetrics & Gynecology. La ricerca si è svolta, riporta Cnn, per un periodo di due settimane dal 13 al 27 marzo. Circa l'80% dei partecipanti allo studio, 37 donne, hanno manifestato una forma lieve della malattia mentre quattro, circa il 15%, hanno sviluppato forme più gravi, secondo lo studio. Solo due, che rappresentano il 5% dello studio, hanno manifestano "malattie critiche".
«Delle 29 donne positive 25 (86,2%) erano stabili e sono state dimesse». Non c'è stato bisogno di ricorrere all'ossigeno. Nemmeno quelle che erano vicine al parto al momento del ricovero hanno avuto bisogno dell'ossigeno. Ma soprattutto nessun bambino sembrava essere infetto in base ai test eseguiti immediatamente dopo la nascita.
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I dati dello studio effettuato a New York sono in contrasto con quelli eseguiti sulle donne in gravidanza durante le epidemia di Sars e H1N1. Le donne incinte erano più sensibili a entrambe le malattie, avevano complicazioni più gravi e e avevano maggiori probabilità di morire rispetto al resto della popolazione.
Per confermare i risultati di questa ricerca è necessario che siano portati avanti altri studi per comprendere realmente l'entità reale dei rischi nelle donne in gravidanza. Inoltre, gli autori dello studio suggeriscono che gli ospedali sottopongano ai test qualsiasi donna incinta ammessa per proteggere pazienti, famiglie e operatori sanitari.
Le raccomandazioni.
Nel documento si affrontano tutti gli aspetti, dalle visite, al percorso per le mamme positive, al parto. Si affronta il tema della mamma che risulta positiva e dell'interazione con il suo piccolo, della possibilità di tenerli nella stessa stanza e di come favorire l'allattamento, che deve avvenire con la mamma che indossa la mascherina chirurgica e segue tutte le pratiche di sicurezza per evitare la trasmissione del virus al bebè. Il documento, che si basa sui dati scientifici ed epidemiologici disponibili fino al 31 marzo (per esempio sulla trasmissione perinatale del virus Sars-CoV-2 e sulle caratteristiche cliniche dei casi di infezione perinatali della diade madre-neonato), comincia dai controlli che si devono effettuare in gravidanza evidenziando «l'obbligo di adottare tutte le disposizioni di sicurezza» e chiarendo che «l'operatore che segue» la donna «deve comunque favorire la possibilità di posticipare i controlli differibili al fine di ridurre al minimo i contatti».
Il parto. Quanto al parto, «non essendo stata dimostrata la presenza del Sars-CoV-2 in sangue da cordone ombelicale, liquido amniotico e latte materno, non vi è indicazione elettiva al taglio cesareo» si legge nella circolare che indica anche i materiali biologici che vanno raccolti dalla mamma Covid e analizzati. E i test da fare sul neonato
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Il Messaggero