Coronavirus, ventuno sarte per duemila mascherine, così Amelia risponde all'emergenza

Coronavirus, ventuno sarte per duemila mascherine, così Amelia risponde all'emergenza
Più di un chilometro di elastico, metri e metri quadrati di tessuto, decine di rocchetti di filo, 21 sarte. Sono questi i numeri di un'Amelia solidale, che in questi...

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Più di un chilometro di elastico, metri e metri quadrati di tessuto, decine di rocchetti di filo, 21 sarte. Sono questi i numeri di un'Amelia solidale, che in questi giorni è all'opera per realizzare artigianalmente oltre 2000 mascherine da distribuire alla popolazione di Comune e frazioni. Una vera e propria "chiamata alle armi" a cui professioniste e appassionate hanno risposto oltre le aspettative.

 


«Ognuna per conto suo, avevamo già cominciato a cucire qualche mascherina per la famiglia, parenti e amici -racconta Roberta stilista e coordinatrice del gruppo - poi è arrivata la proposta di Laura (Pernazza, la sindaca ndr), entusiasta ma gentile e discreta, e abbiamo aderito in tante». Un gruppo folto ed eterogeneo, disseminato fra Amelia, Collicello, Sambucetole e Frattuccia che da subito ha assunto contorni e sembianze di una grande famiglia. «Non potendo incontrarci abbiamo creato un gruppo whatsapp - spiega ancora Roberta - per coordinarci e parlare del lavoro da fare, ma in capo a pochi giorni è diventato anche luogo di scambio di emozioni e pensieri al di là della situazione contingente. Ci diamo il buongiorno, facciamo colazione in chat, si chiacchiera». Un grande laboratorio-atelier virtuale che però lavora a pieno ritmo. «Ognuno ha messo i materiali che aveva -racconta Francesca anche lei stilista che dirige un laboratorio sartoriale per negozi boutique a Roma - ritagli, fettucce, sono arrivati anche scampoli di tappezzeria con cui abbiamo fatto delle mascherine sagomate, io avevo delle stoffe disegnate con gli hamburger e ci abbiamo fatto le mascherine per i bambini».

Quando le scorte personali si sono esaurite, sono arrivati i rinforzi dai negozi di Amelia e dintorni, ognuno per la sua categoria merceologica, che hanno ridato slancio alla produzione. Qualcuno non avendo materie prime ha insistito per mettere un'offerta in denaro. Una macchina perfettamente oliata che grazie ad una meticolosa organizzazione è stata in grado di sfornare migliaia di mascherine in pochi giorni. «Le mascherine non vengono prodotte dalla a alla z da un'unica persona - precisa Francesca - abbiamo chi taglia, chi cuce, chi attacca gli elastici, in questo modo andiamo più veloci e anche chi non è esperto per esempio nel taglio delle stoffe, può dare il suo contributo».

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Per distribuire i materiali ci sono due corrieri d'eccezione. «Quando c'è bisogno di consegnare i materiali a qualche altra collega, chiamo Avio (Proietti Scorsoni, Assessore al Comune di Amelia ndr) - racconta ancora Roberta - che viene a prendere le buste che gli lascio sul cancello e provvede a smistare secondo le mie indicazioni. Idem quando c'è un tot di mascherine pronte». Insieme all'Assessore c'è don Francesco, coordinatore dei tre castelli (Sambucetole, Collicello, Frattuccia ndr) che porta e ritira materiali da Annamaria, Gabriella, Rita, Chiara, Maretta. «Io non sono una sarta professionista, da piccola mia madre mi aveva fatto fare un corso di taglio e cucito a casa - racconta Annamaria - poi con tre figli e un marito mi sono sempre arrangiata. Ma ho lavorato tanti anni in sala operatoria all'Ospedale di Amelia, lo saprò come è fatta una mascherina!». Sa il fatto suo Annamaria perchè solo dalla sua taverna sono usciti più di 200 pezzi. «Ad un certo punto avevamo finito l'elastico - racconta - ma per non restare ferme abbiamo usato della fettuccia da legare dietro la testa». Il frutto di tanto lavoro ed entusiasmo è in distribuzione proprio in questi giorni. Da lunedì scorso i volontari delle Pro Loco e delle Contrade stanno consegnando nelle cassette della posta di frazioni e comune una mascherina a famiglia. Intanto la produzione continua. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero