Colesterolo "cattivo", in 38 anni gli italiani l'hanno abbassato molto: merito delle donne

Il merito è delle donne se, in 38 anni, l'Italia è riuscita ad abbassare in modo significativo il tasso medio di colesterolo “cattivo” (Ldl) nel...

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Il merito è delle donne se, in 38 anni, l'Italia è riuscita ad abbassare in modo significativo il tasso medio di colesterolo “cattivo” (Ldl) nel sangue. Sono state loro, infatti, giovani e, soprattutto meno giovani, a cambiare il menù per proteggere cuore e cervello.


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In una classifica internazionale dei valori in duecento Paesi (lo studio si è svolto dal 1980 al 2018) gli italiano hanno fatto un virtuoso balzo verso il basso: erano al trentesino posto all'inizio dello studio, oggi in questo elenco delle popolazioni con il colesterolo killer più alto si sono piazzati all'ottantesimo. La ricerca è stata firmata da un gruppo internazionale di lavoro (hanno partecipato diversi centri di cardiologia italiani) coordinato  dall'Imperial College di Londra.
 

Si parla di un'inversione di rotta davvero inaspettata: riduzione dei grassi a tavola e più movimento. Un mix che è riuscito a portare le donne a livelli molto più confortanti. Gli uomini , nei 38 anni, non sono invece riusciti ad incidere in modo significativo sui risultati delle analisi. Ldl non dovrebbe superare 100 mg/dl. Nel 1980 il tasso medio nella popolazione femminile era 163 mg/dl, mentre al termine dello studio (2018) è stato rilevato a 131 mg/dl. 
Un grande successo anche perché proprio le donne, dopo la menopausa, subiscono un'alterazione ormonale e metabolica che fa anche aumentare il colesterolo Ldl esponendo l'organismo a disturbi cerebtali e cardiovascolari. Si calcola che dopo l'interruzione del ciclo il 40% delle donne si ritrova in una condizione di ipercolesterolemia.

Per gli uomini il balzo è stato minore ma pur sempre evidente a prova che le campagne di sensibilizzazione sono riuscite a far cambiare alcune abitudini alimentari. I maschi erano partiti con una media di 143 mg/dl e sono scesi a 143 mg/dl.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero