La cistite e' un disturbo di cui soffre una donna su due, ma si evidenzia un eccessivo utilizzo di antibiotici: in questo modo «si rischia...
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«Una donna su due ha sofferto di cistite almeno una volta nella vita e il farmaco che le e' stato prescritto era quasi sempre un antibiotico e non sempre quello giusto», afferma Roberto Carone, presidente emerito della Fondazione Italiana Continenza e past president della Societa' Italiana di Urologia, nel corso della presentazione del Position Paper elaborato dalla Fic insieme a medici di famiglia, farmacologi, ginecologi e urologi appartenenti a numerose societa' scientifiche. Il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, sottolinea, «e' pero' in preoccupante crescita e non sempre il trattamento, ancora considerato d'elezione dalla maggior parte dei medici, porta a un miglioramento delle condizioni e ad evitare che il problema si ripresenti. Oggi studi scientifici e pratica clinica ci dicono che terapia e prevenzione si fanno spesso con una terapia non antibiotica come ad esempio con una buona integrazione di D-mannosio ad alte dosi».
Secondo gli esperti l'antibiotico-resistenza e' una minaccia per la salute pubblica, in Italia e nel mondo. Nel 2018, ricorda, secondo i dati dell'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) la resistenza dell'Escherichia coli e' arrivata al 64,5% per le aminopenicilline; al 41% per i fluorochinoloni; al 28,7% per le cefalosporine di terza generazione; la situazione e' ancora piu' grave per quanto riguarda la Klebsiella Pneumoniae con una resistenza del 52,7% ai fluorochinoloni e del 53,6 % alle cefalosporine di terza generazione". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero