Non esiste uno stipendio base per le cicliste professioniste, alcune guadagnano anche 3 mila euro... l'anno. I montepremi, poi, sono uno spauracchio per qualunque ragazza...
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«Un figlio è come un reato», così vengono discriminate le donne dello sport. Rizzitelli: «Sì alle quote rosa»
Per dimostrare che anche le donne possono affrontare gare di resistenza epiche, il team InternationalElles, in 21 tappe e 23 giorni, ha completato lo stesso percorso che gli uomini avrebbero affrontato il giorno dopo. Senza clamore mediatico, con l'intralcio del traffico a differenza dei maschi, hanno pedalato sotto il sole a 45 gradi, ma anche sfidando tempeste. E ce l'hanno fatta. Helen Bridgman, inglese, è una di loro. «Abbiamo pensato di estendere a livello internazionale il progetto Donnons Des Elles Au Vélo J-1», la squadra di cicliste francesi che da cinque anni chiede il Tour de France al femminile. «Vogliamo lanciare un messaggio al mondo: le donne meritano di avere il Tour de France».
Il progetto è stato organizzato tutto sul web: allenamenti, ricerca dello sponsor, divisa. Le cicliste si sono conosciute di persona soltanto il 4 luglio, il giorno prima dell'inizio del Tour (5-27 luglio). Sono arrivate agli Champs-Elysées a Parigi ma ad acclamarle c'era molta meno gente rispetto alla gara maschile dove il vincitore prende 500 mila euro. Nell'attuale versione femminile Le Course (una tappa da 121 km) la prima in classifica riceve appena 11 mila euro.
I GUADAGNI
«Le differenze nei montepremi sono enormi aggiunge Helen - Se una donna vince le Strade Bianche incassa 2.256 euro, 16mila vanno agli uomini; per il Giro d'Italia e il Giro d'Italia Femminile Internazionale il distacco è ancora più grande: 115.500 per il campione, 1.300 per la prima classificata».
Soltanto dal prossimo anno l'Union Cycliste Internationale (UCI) introdurrà uno stipendio minimo per le cicliste del World Tour: «15.000 euro nel 2020 spiega - poi 20.000 nel 2021, 27500 nel 2022 e poi, dal 2023, la stessa cifra che prendono le squadre continentali maschili (attualmente 30.000). Sarà inoltre attiva per la prima volta la copertura della maternità». Le ragazze sono dilettanti, non professioniste. «Io sono una manager. Louise Gibson ad esempio ha due figli, Pippa Lyion ha un piccolo di 11 mesi». Eppure sono riuscite nell'impresa riuscendo a completare il percorso più difficile delle 106 edizioni del Tour. Ma hanno ottenuto qualche risultato? «Gira voce che l'Amaury Sport Organization (ASO), l'ente che organizza il Tour de France, a settembre organizzerà un gruppo di lavoro sul tema. Ma nessuna di noi è stata invitata, invece sarebbe stato fondamentale partecipare. Purtroppo il gap tra il ciclismo femminile e quello maschile è ancora enorme, ma noi non ci arrendiamo». Ma c'è qualcuno che vi sostiene nel mondo dello sport? «C'è Sarah Storey, pluripremiata medaglia d'oro ai Giochi Paralimpici». Anche nel ciclismo la battaglia dei sessi è appena iniziata.
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Il Messaggero