Femministe contro Virginia Raggi: «Vuole far morire la Casa Internazionale delle Donne»

Non ci sono solo le femministe storiche ma anche tanta, tanta gente comune ad accusare la Sindaca di Roma, Virginia Raggi a non voler trovare alcuna soluzione per il futuro della...

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Non ci sono solo le femministe storiche ma anche tanta, tanta gente comune ad accusare la Sindaca di Roma, Virginia Raggi a non voler trovare alcuna soluzione per il futuro della Casa Internazionale delle Donne, un luogo storico di Roma che, in assenza di un accordi con il Comune, rischia di spegnersi.


Nonostante le difficoltà in questi mesi la Casa delle Donne ha continuato a fare cultura, promuovere il dialogo, far avanzare il cammino dell'inclusione di genere. L'ultima a farsi sentire per chiedere conto del disastro in corso è stata la senatrice Monica Cirinnà. «La Raggi se è davvero convinta, come afferma, che la Casa sia una risorsa per tutti e per tutte, allora la tratti come un bene comune assumendosi le conseguenti responsabilità. Altrimenti nell'incertezza del continuo esercizio del benaltrismo tipicamente pentastellato Roma muore, così come muoiono i suoi luoghi più belli e importanti e la cultura della solidarietà».

Di fatto sta boccheggiando anche la Casa Internazionale delle Donne di via della Lungara, il simbolo nazionale di tante lotte, dal divorzio alla violenza di genere. Il pasticcio è venuto a galla due anni fa, quando la Sindaca ha bloccato ogni contatto, revocando la convenzione e chiedendo di saldare subito il debito di 800 mila euro. La vicenda è andata avanti trascinandosi senza costrutto fino ad arrivare ad oggi.

La scorsa settimana c'è stata una conferenza stampa dove le responsabili della Casa delle Donne hanno spiegato i termini di una vicenda surreale. Il Comune avrebbe chiesto di non procedere ad organizzare nessuno spettacolo estivo, dibattito o evento perché i gestori non avrebbero più la disponibilità del bene immobiliare. Dimenticando tuttavia che la Casa delle Donne ha vinto un bando per l'Estate Romana con un finanziamento (di 28 mila euro) che è stato negato. Da qualche mese si è aperta una sottoscrizione popolare per salvare l'istituzione femminile.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero