Bufera sulla t-shirt in vendita al Carrefour: «Incita al femminicidio». La società: «Subito ritirata»

Bufera sulla t-shirt in vendita al Carrefour: «Incita al femminicidio». La società: «Subito ritirata»
Bufera per una t-shirt in vendita al Carrefour, la notissima catena di supermercati presente in tutta Italia. Una maglietta blu dove sono rappresentati due pupazzetti, un uomo e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Bufera per una t-shirt in vendita al Carrefour, la notissima catena di supermercati presente in tutta Italia. Una maglietta blu dove sono rappresentati due pupazzetti, un uomo e una donna, sta diventando un caso del web. Sulla t-shirt la donna, disegnata a mo' di fumetto, parla troppo e lui cosa fa? La butta di sotto. «Problem solved», c'è scritto a caratteri cubitali: ovvero problema risolto. La t-shirt ha scatenato diverse polemiche perché secondo qualcuno inciterebbe al femminicidio, tanto che Carrefour si è scusata dicendo che «la maglietta è stata messa in vendita per errore e verrà subito ritirata».

«Ho appena visto questa maglietta in vendita - scrive Monica Cirinnà, senatrice del Pd, pubblicando la foto della t-shirt in questione - Se una donna parla troppo, meglio liberarsene? L'azienda sposa questo messaggio? Gravissimo, specie in un paese in cui la violenza contro le donne è notizia di ogni giorno. Chiariscano, o dovrò buttare la mia tessera».

Femminicidi, la beffa dei risarcimenti alle famiglie: «La vita di una donna vale poco più di 7mila euro»
Anche il Telefono Rosa si associa al messaggio della Cirinnà: «Se non chiariscono, tutte le volontarie del telefono rosa restituiranno la tessera. Ci spiace perché e’ stata una Azienda sensibile al problema della Violenza. Cosa e’ successo?». Qualcuno sui social prova a smorzare i toni: «È volgare, ma evidentemente ironico». Ma sono di più i commenti negativi: «Ironia esposta malissimo. Soprattutto in un momento storico e culturale in cui non c'è nulla da scherzare».

Pronta la risposta di Carrefour. Le due magliette sono state «poste erroneamente in vendita in un unico punto vendita di Roma, appartengono ad un lotto che non avrebbe dovuto essere commercializzato. A seguito della segnalazione ricevuta nella giornata di ieri tramite social, Carrefour Italia ha immediatamente provveduto al ritiro delle magliette e contemporaneamente avviato una indagine interna per comprendere le dinamiche dell'accaduto».  «In questo modo è stato immediatamente chiarito che quanto accaduto è un mero errore materiale nel rifornimento di quel singolo punto vendita», si aggiunge nella nota. «Questa tipologia di prodotti è acquistata a seguito di una negoziazione con fornitori terzi che sottopongono per approvazione le grafiche delle magliette fornite. Il soggetto in particolare, insieme ad un altro, non è mai stato autorizzato da Carrefour Italia e l'azienda, accortasi alcuni mesi fa dell'errore di fornitura, aveva già provveduto al ritiro delle magliette dall'intera rete nazionale», conclude il gruppo.


Quella delle pubblicità sessiste è un tema molto discusso. Qualche giorno fa l'Anci è sceso in campo contro il dilagare delle affissioni pubblicitarie di stampo sessista. Fondo schiena al vento per far conoscere palestre, immagini volgari e ammiccanti per pubblicizzare istituti di bellezza, foto al limite del pornografico con particolari del corpo femminile ostentati e quasi osceni. Sono sempre più numerosi i Comuni che si sono già attivati per integrare il Regolamento comunale delle affissioni pubblicitarie inserendo una clausola di accettazione del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, che prevede di adottare modelli di comunicazione commerciale che non contengano immagini di violenza contro le donne, non lesive della dignità e che evitino il ricorso a stereotipi di genere, aderendo così all’invito rivolto dall’ANCI.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero