Esiste una fotografia iconica scattata 20 anni fa durante la Coppa del mondo femminile che riesce a dare la misura delle discriminazioni femminili nello sport. Era il 1999. Una...
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Era il primo reggiseno mostrato in mondovisione da parte di una atleta su un campo di calcio, quasi a sottolineare che quello sport non era solo maschile.
Oggi quella fotografia non farebbe più tanto 'scandalo' ma basta andare indietro di appena due decenni e osservare l'impatto mediatico che non fu dei più graditi. La foto fu bollata come impropria, indecente, sopra le righe. Oggi Chastain ci scherza sopra e ricorda quel momento. «Devi essere coraggiosa abbastanza per essere vulnerabile. Ma vulnerabilità non significa essere deboli. E' una opportunità per un alta ricompensa» ha confidato al New York Times. Per fortuna all'epoca non esistevano ancora i social visto il prevedibile odio che si sarebbe scaricato addosso, tuttavia per Chastain fu ugualmente una via crucis, dato che fu bollata come una cinica che andava alla ricerca di pubblicità, che quel gesto lo aveva fatto di proposito, che non era il modo di comportarsi , che quella vittoria sportiva altro non era che un volgare streaptease.
L'avesse fatto un uomo nessuno avrebbe avuto da dire, ma il reggiseno sembrava esibire al mondo che il 'gap' esisteva e diventava praticamente osceno.
La storia dell'emancipazione femminile nel calcio è costellata da episodi simili. Oggi sembrano quasi lunari. Eppure le atlete devono ancora fare i conti con il sessismo strisciante, con i commenti acidi, succede persino se si allenano con reggiseni sportivi. Ecco che diventano spregiudicate o volgari. Denigrare è facile scrive l'editorialista del NYT Jerè Longman. Quella fotografia mostrava solo quanto forte in quel momento era la Chastain e quanto duramente aveva lavorato per arrivare ad un risultato del genere. Il pregiudizio di genere aveva fatto il resto lavorando contro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero