Rapinatrici travestite da uomini: al cinema il #MeToo delle Brave ragazze

Il cinema si femminilizza sempre più. Vuoi per effetto delle battaglie per la parità di genere, vuoi sull'onda lunga del movimento #MeToo, sono in aumento i film...

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Il cinema si femminilizza sempre più. Vuoi per effetto delle battaglie per la parità di genere, vuoi sull'onda lunga del movimento #MeToo, sono in aumento i film che puntano sulle protagoniste donne: dopo i super-incassi di Wonder Woman e Ocean's 8, mentre Paolo Sorrentino gira Mobgirl con Jennifer Lawrence nel ruolo di una boss mafiosa ed è in arrivo Hustlers - le ragazze di Wall Street su un gruppo di spregiudicate spogliarelliste, il 10 ottobre sbarcherà in sala una commedia che sembra il manifesto della nuova tendenza: Brave ragazze, diretta da Michela Andreozzi e interpretata dalle scoppiettanti Serena Rossi, Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli e Silvia D'Amico. Hanno il ruolo di quattro rapinatrici improvvisate, delle povere diavole che, rimaste senza soldi e senza lavoro, si travestono da uomini e ripuliscono le banche. Sotto gli occhi dei maschi Luca Argentero nei panni di un adorabile commissario, Massimiliano Vado in quelli di un marito violento e Max Tortora prete canterino chiamato Don Backy.


Ambra Angiolini, la foto ironica sulla Mostra del Cinema di Venezia apre la polemica

 


CASO DI CRONACA
«Non ci siamo inventati niente», spiega Andreozzi, 50 anni insospettabili e un indomito senso dell'umorismo, che si è ritagliata l'esilarante cameo dell'aiuto-commissario, «il film è ispirato a un fatto di cronaca avvenuto in Francia negli Anni Ottanta quando quattro donne della provincia di Avignone, rimaste sul lastrico, svaligiavano le banche vestite da uomo per farla franca: a nessuno, in nome del pregiudizio anti-femminile, sarebbe venuto in mente che delle donne potessero arrivare a tanto». A proposito di pregiudizi e stereotipi, è mai capitato alla regista e alle attrici di doversi vestire da maschio per risultare più credibili? «Per una donna, dirigere un film significa già travestirsi: la regia è un mestiere da uomo», risponde Michela. «Molte professioni prestigiose, come il primario di ospedale, richiedono alle donne un eccesso di piglio virile. Sarebbe bello ribaltare la tendenza e spero che Brave ragazze trasmetta proprio questo messaggio».
CONTRO GLI STEREOTIPI

Ambra racconta: «Mi hanno sempre accusata di essere troppo maschile perché decido di testa mia e dico quello che penso. Non sono mai stata maleducata, ma una donna che esula dallo stereotipo crea un problema». Interviene Silvia: «Carlo Cecchi aveva già deciso di affidarmi il ruolo del folletto Puck in Sogno di una notte di mezza estate, ma io mi presentai in abiti maschili pensando di essere più credibile. Spero di non ripetere l'errore». Aggiunge Ilenia, talento comico innestato su un corpo da pin up: «Se vuoi essere presa sul serio, devi reprimere la tua femminilità evitando scollature e minigonne: vale anche per noi attrici». Serena vede il bicchiere mezzo peno: «Pian piano le cose cambiano anche nel cinema, ci sono sempre più ruoli di spessore riservati alle donne. Forse gli uomini che comandano si sentono in debito con noi». Aggiunge Silvia: «Sarebbe bello che questa piccola rivoluzione in atto nel cinema investisse anche gli altri settori del lavoro». Conclude Ambra: «Noi attrici portiamo la bandiera, rendendo visibile la battaglia contro la disparità e gli abusi. Ma gli effetti positivi dovrebbero riverberarsi anche negli altri luoghi di lavoro, quelli che restano al di fuori dei riflettori».
Gloria Satta
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Il Messaggero