«Non ho voglia di travestirmi da uomo per dimostrare che so dirigere un’orchestra. Non serve lo sguardo accigliato per essere autorevoli. E chi l’ha detto poi...
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Beatrice Venezi, 29 anni, di Lucca, direttore d’orchestra, tra le rare donne sul podio e tra le più giovani, oggi, domenica 8 dicembre, è in Quirinale alla guida della Gioachino Orchestra, formazione giovanile, per i concerti della Cappella Paolina, in diretta alle 11,50 su Rai Radio3, con musiche di Holst (St. Paul’s Suite), Britten (la Simple Symphony), Mangani (Jewish Suite) e Bartók (Danze Rumene), in sostengo delle zone terremotate.
Direttore o direttrice?
«Direttore. Direttrice, sindaca, ministra... non capisco quale sia il motivo di sottolineare il genere».
Ha cominciato a studiare pianoforte a sei anni, conservatorio a Milano, maestro collaboratore, e poi?
«A 22 anni la prima direzione, L’Eroica di Beethoven. Fu veramente una giornata eroica, gran timore, ma non ho mai dubitato di potercela fare».
I primi incarichi?
«Sono direttore ospite dell’Orchestra della Toscana, dove dirigerò il concerto di Capodanno, e direttore principale della Milano Classica».
Uno dei concerti fondamentali per la sua formazione?
«Il recital di Bocelli a Miami e gli anni trascorsi in Armenia dove sono stata assistente dell’orchestra di Stato. Un’esperienza che mi ha dato tanto. A breve dirigerò Carmen per il circuito lirico marchigiano per poi volare a Tokyo per due concerti».
Ha appena inciso un disco dedicato a Puccini. Le sue eroine le piacciono?
«Nessuno come lui sapeva descrivere la psicologia femminile».
È stata inserita da Forbes nell’elenco dei 100 giovani under 30 leader del futuro. Si sente influente?
«Mando avanti le mie battaglie. Voglio dimostrare che la musica classica è sinonimo di libertà e non di costrizione. Abbattere dall’interno i cliché e avvicinare i giovani a questo mondo di bellezza e di valori. Parlandone anche sui social, sulle riviste e in tv. Anche a Sanremo, Perché no? Ma se già così mi criticano, se andassi a un festival, mi si chiuderebbero tutte le porte».
La criticano?
«Sì, ma non per come dirigo, ma per le copertine di moda, gli abiti».
Ma alle cantanti è concesso apparire e a un direttore d'orchestra no?
«Un soprano non può che essere donna. Un direttore, no. La bacchetta è un segno di potere. E gli uomini non cedono volentieri il potere a una donna». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero