Ariel Spini Bauer, classe 2007: «Racconto i sogni che i grandi avevano da bambini»

Ariel Spini Bauer, classe 2007, racconta i sogni dei grandi
“Cosa vuoi fare da grande?”. Una domanda ripetuta e ascoltata infinite volte e alla quale si è spesso risposto o con ferma convinzione o con timida incertezza....

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“Cosa vuoi fare da grande?”. Una domanda ripetuta e ascoltata infinite volte e alla quale si è spesso risposto o con ferma convinzione o con timida incertezza. Nel dubbio Ariel Spini Bauer, classe 2007, lo ha chiesto a dieci adulti che svolgono un lavoro appassionante, per scoprire che cosa sognavano da bambini e qual è stato il loro percorso. Prende forma così “Da grande farò…” (Editoriale Scienza), un libro arricchito dalle illustrazioni di Maria Gabriella Gasparri in cui rispondo professionisti del calibro di Fabiola Gianotti, direttrice del Cern di Ginevra, l’astronauta Paolo Nespoli, con all’attivo tre missioni nello Spazio, il biologo della longevità Valter Longo e l’astrofisica Marica Branchesi. 


Chi è stato l’intervistato più divertente per “Da grande farò…”?
«Amalia Ercoli Finzi, l’ingegnere aerospaziale. Dovevo intervistarla nel suo ufficio al politecnico dove insegna ma lo disdice per un inconveniente. Quindi la intervisto a casa sua e per scusarsi mi regala una scatola di cioccolatini. E poi raccontava la sua storia come se stesse raccontando una favola».

Il più insolito?
«Barbara Mazzolai, robotica vegetale, che ho intervistato via skype. Era in ufficio e mi ha mostrato un Plantoide, un robot che riproduce una pianta in tutto e per tutto ci sono anche le radici e le foglie. Serve per studiare e capire le piante. Il mondo vegetale è più complesso di quanto si possa pensare e mi ha colpito tantissimo. Barbara lo trattava come fosse il suo animale domestico».

E il più difficile?
«Direi nessuno. Forse Piero Angela, ma perché ero particolarmente emozionata: è stata l’unica intervista telefonica e senza il contatto visivo temevo rimanesse della tensione. Poi perché io e mio fratello eravamo appassionati di SuperQuark, quindi intervistare un personaggio che avevo visto così tante volte in tv mi emozionava tantissimo».

Chi ti ha colpito di più?
«Elisabetta Dejana, la biologa: ogni tanto rideva e aveva una risata contagiosa!».

A 11 anni avevi già scritto un libro e a dicembre il CNR ti ha attribuito il Premio per la Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi. Ti consideri un’aliena?
«Sono una ragazza normale, non sono un’aliena. Anche se a volte vorrei esserlo, per esempio quando il genere umano delude sarebbe bello appartenete ad un’altra specie!».

A scuola ti diverti?
«All’intervallo leggo, oppure chiacchiero con i compagni e a volte mi capita di restare seduta a pensare e a divagare con la mente».

Ora sai cosa farai da grande?
«Non lo so, proprio no».

Cosa ha imparato?

«Che bisogna sempre essere se stessi, non bisogna avere paura del giudizio degli altri e di seguire i propri sogni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero