La violenza quotidiana, la paura delle bombe, la scia di sangue, il terrore di essere stuprate, il dolore di dover lasciare le proprie case. Le donne in Afghanistan così...
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La Women of Central Asia, una associazione americana, ha seguito questo percorso notando come, dal 1979 ad oggi, l'arte del tappeto sia mutata per effetto dell'ambiente circostante in cui vivono tante donne. Dalla invasione sovietica in Afghanistan fino al regime dei talebani, alla missione Usa e Nato, le persone costrette ad abbandonare le proprie case sono diversi milioni. Il paese è devastato ma ancora di più il vissuto delle donne che si fanno forza e sopravvivono a questa desolazione. Piano piano i fiori, i motivi geometrici, le decorazioni che tradizionalmente facevano da sfondo ai tappeti afghani sono andati via via modificandosi. I simboli della vita, della famiglia, della fertilità sono stati sostituiti da elicotteri, mitra, granate, carri armati.
L'Afghanistan resta uno dei posti peggiori in cui nascere donna. Un ritorno al Medioevo anche se le missioni statunitensi e Nato in Afghanistan avevano cercato di garantire alle donne alcuni diritti dopo la caduta del governo Taliban. Oggi nella capitale Kabul o anche a Herat le donne occupano alcuni posti nella amministrazione e almeno il 25% della popolazione femminile si considera alfabetizzata, ma il dramma persiste nelle campagne. Vi è stato anche un aumento di ostetriche per far sì che le donne possano partorire in ospedale, facendo calare la mortalità materna. Ma il futuro resta nero. Ed è ben descritto nei tappeti afghani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero