Aborto legalizzato in Nuova Zelanda e la nuova legge non sarà sottoposta a referendum. Il via libera definitivo porta l’interruzione volontaria di gravidanza fuori...
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L’intenzione di legalizzare l’aborto era stata annunciata lo scorso anno dalla premier Jacinda Arden, laburista e da quasi due anni mamma di una bambina, per modificare la normativa finora in vigore dal 1977, che prevedeva che due medici dovevano approvare l’aborto nel solo caso fosse stato presente un “grave pericolo” per la salute della gestante. Alla vigilia del voto ai partiti era stata lasciata “libertà di coscienza”, senza alcuna imposizione.
La riforma prevede che la donna non debba più essere valutata da un operatore sanitario per il benessere mentale o fisico prima di 20 settimane. «D’ora in poi gli aborti saranno giustamente trattati come un problema di salute, è stato commento del ministro della Giustizia, Andrew Little.
Alla notizia dell’approvazione della legge non è mancata la reazione della Chiesa cattolica locale. “Questo disegno di legge ignora totalmente il fatto che ci sono sempre almeno due vite umane coinvolte in ogni gravidanza”, ha dichiarato uno dei portavoce della Conferenza episcopale cattolica della Nuova Zelanda, Cynthia Piper.
Il dibattito sull’aborto è entrato nel vivo anche in Argentina, dove il presidente peronista Alberto Fernández ha assicurato di volerlo legalizzare in tempi brevi.
Nell’Unione Europa l’interruzione volontaria di gravidanza è totalmente vitata a Malta, mentre l’ultimo paese ad aprire è stata la Repubblica d’Irlanda. Nel resto del mondo la legislazione più restrittiva è quella delle Filippine, mentre nel 2017 una parziale introduzione è arrivata dal Cile della presidente solista Michelle Bachelet. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero