Bimbo ucciso la vigilia di Natale a San Severino, un testimone: prima le urla poi ho visto Simone in un lago di sangue

Simone Forconi, il tredicenne ucciso dalla madre
SAN SEVERINO - «Debora voleva entrare in casa dopo la tragedia. L’ho bloccata, non era lucida e aveva gli occhi sbarrati». ...

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SAN SEVERINO - «Debora voleva entrare in casa dopo la tragedia. L’ho bloccata, non era lucida e aveva gli occhi sbarrati».


Questa la testimonianza di Nico Montevecchi, ex poliziotto, residente in via Zampa a San Severino. In una delle palazzine della zona, al civico 40, Debora Calamai, originaria di Firenze, la sera della Vigilia ha ucciso con nove coltellate il figlio Simone Forconi, avuto dall’ex marito Enrico, da cui era separata.



Uno dei vicini ha assistito alla drammatica scena: «Erano circa le 21, stavo portando il cane in giardino- racconta Montevecchi - ho visto un’ambulanza e ho chiesto cosa fosse accaduto. Quando i sanitari sono saliti al primo piano, dove vive Debora, ho sentito delle urla strazianti, poi ho visto scendere di corsa la mamma di Simone, che si è seduta su una panchina, in stato confusionale».



«Sono salito di sopra e ho visto il corpo del piccolo Simone sul pianerottolo, in un lago di sangue. Il personale del 118 ha fatto di tutto per rianimarlo, ma era troppo tardi. Una delle infermiere, disperata è scoppiata a piangere».



Sul posto sono arrivati subito i parenti della giovane vittima, il papà Enrico, operaio 43enne, la sorella Valeria e i nonni paterni di Simone, Giammario e Tamara: «Erano distrutti, Enrico ha urlato di dolore “Me l’hai ammazzato”». Poi conclude: «Debora da una decina di giorni era molto depressa, i problemi di salute erano peggiorati. Mi ha detto che era contenta di avere ucciso Simone. Ha cercato di salire in casa, ma gliel’ho impedito. Indossava una tuta scura, ma in mano non aveva il coltello, altrimenti glielo avrei tolto. Poi i carabinieri l’hanno portata via».

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Il Messaggero