Marche, maxi giro di prostituzione chiuse dalla polizia sei case squillo

Marche, maxi giro di prostituzione chiuse dalla polizia sei case squillo
La polizia di Ancona ha concluso due indagini sgominando altrettanti gruppi criminali dediti con sistematicità alla sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione in...

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La polizia di Ancona ha concluso due indagini sgominando altrettanti gruppi criminali dediti con sistematicità alla sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione in appartamento in alcuni comuni della riviera marchigiana. Almeno 30 le donne, tutte giovani e straniere

coinvolte. Gli sfruttatori sono italiani, albanesi e romeni, oltre a una colombiana. 

L'indagine della Squadra Mobile, iniziata su segnalazione di alcuni condomini esasperati, vede in totale denunciate 18 persone, un arrestato, 6 appartamenti - tra Senigallia, Falconara Marittima, Marina di Montemarciano e Porto Sant'Elpidio - sequestrati, per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Ulteriori dettagli saranno forniti in una conferenza stampa che si terrà alle 11 in questura.

Il primo gruppo, composto da cinque italiani e la colombiana, sfruttava giovani centro e sudamericane che, dopo un periodo di iniziazione in Spagna e l'acquisizione del permesso di soggiorno valido in Europa, arrivavano in Italia. La colombiana 33enne, a sua volta prostituta, persuadeva le colleghe a venire in Italia, a volte pagando loro il biglietto aereo, e controllava l'attività delle giovani una volta giunte nelle Marche.

Un italiano andava a prenderle all'aeroporto di Bologna, le accompagnava nei locali dove si sarebbero prostituite e forniva loro schede telefoniche e carte di debito dove versare le somme dovute agli sfruttatori (ogni prostituta era costretta a versare minimo 50 euro al giorno, dunque almeno 1.500 euro al mese). L'uomo pubblicava gli annunci sui siti specializzati, assicurava il periodico spostamento delle ragazze per diversificare l'offerta ed eludere i controlli, minacciava le prostitute che lamentavano l'esosità delle somme pagate all'organizzazione. Gli altri quattro italiani mettevano a disposizione gli appartamenti, monolocali o al massimo bilocali.

Anche il secondo gruppo, composto da 13 persone tra italiani,
albanesi e romeni, sfruttava giovani prostitute prevalentemente
dell'Est Europa, che venivano sistemate negli appartamenti degli

italiani, in due casi ultrasettantenni che così si assicuravano
elevati introiti.
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Il Messaggero