Pesaro, birra industriale spacciata per artigianale: sequestrato un milione di etichette

Pesaro, birra industriale spacciata per artigianale: sequestrato un milione di etichette
PESARO - La birra artigianale è un prodotto che sta vivendo un certo successo e non è inconsueto trovarne anche in tavolate d’alta cucina. Ma, come tutti i prodotti di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PESARO - La birra artigianale è un prodotto che sta vivendo un certo successo e non è inconsueto trovarne anche in tavolate d’alta cucina. Ma, come tutti i prodotti di successo, il rischio frode è dietro l’angolo. Tant’è che il personale del Nucleo Agroalimentare e Forestale (NAF) del Corpo forestale di Pesaro-Urbino, ha scoperto ul commercio di falsa birra artigianale presso la grande distribuzione organizzata.


Dagli accertamenti condotti dalla Forestale è emerso che tredici tipologie di birra, prodotte in serie da imprenditori non artigianali, venivano commercializzate con la dicitura “artigianale”, ingenerando nel consumatore il convincimento di acquistare una bevanda prodotta in quantitativi limitati e con metodi manuali. Le indagini, condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Pesaro, hanno portato all’emissione di un decreto di sequestro preventivo da parte del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pesaro. Il sequestro, operato dal personale del Nucleo Agroalimentare Forestale e dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf), ha interessato oltre un milione di etichette fraudolenti che sarebbero state apposte, con probabilità, su birre industriali in vendita su tutto il territorio nazionale (ed anche all’estero) ed ha impedito che la frode si perpetrasse a danno di ulteriori consumatori. “I prodotti commercializzati - precisa la Forestale - sono genuini e non pericolosi e la grande distribuzione non è coinvolta in alcun modo nella frode. La condotta dei produttori e dei confezionatori delle etichette, non solo configura pubblicità ingannevole e concorrenza sleale, ma integra il reato di frode nell’esercizio del commercio, che prevede la pena della reclusione o della multa per chi consegna all’acquirente una cosa per origine, provenienza o qualità diversa da quella pattuita o dichiarata”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero