E' disoccupato il papà dei gemellini: «Come farò? Ci penserà Allah»

Il papà dei genellini (foto Larici)
MONTE SAN GIUSTO - «Siamo nelle mani di Allah». Imran Arshad, il papà dei quattro gemellini venuti alla luce ieri mattina nell'ospedale di Macerata, prega il suo dio. «I...

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MONTE SAN GIUSTO - «Siamo nelle mani di Allah». Imran Arshad, il papà dei quattro gemellini venuti alla luce ieri mattina nell'ospedale di Macerata, prega il suo dio. «I bambini per ora stanno bene - racconta subito dopo aver parlato con i medici di Terapia intensiva neonatale del Salesi che hanno in cura i piccini - ma potrebbero crescere con dei problemi. I dottori mi hanno spiegato che è ancora presto per fare previsioni. Bisognerà attendere la trentaduesima settimana per capire se i bimbi hanno riportato danni».




E’ preoccupato Imran, 31 anni pakistano, in Italia dal 2007 e residente con la moglie a Monte San Giusto. Ma è anche felice come ogni neopapà. «Abbiamo scelto i nomi in fretta e furia subito dopo il parto – prosegue orgoglioso – Adil e Saad per i due maschietti, nati rispettivamente di 610 e 660 grammi, Aisha e Iqra per le femminucce, 670 e 570 grammi. Martedì mattina ho accompagnato mia moglie all’ospedale di Macerata per l’ecografia del sesto mese. I medici ci avevano detto che i bimbi stavano bene, ma che per i prossimi controlli ci saremmo dovuti rivolgere al Salesi, l’unico centro in grado di gestire la nascita di quattro gemelli. Siamo tornati a casa tranquilli e ci siamo messi a letto. Verso mezzanotte mia moglie si è svegliata. Aveva dolore alla pancia. Abbiamo aspettato. Speravamo che le fitte si fermassero. Pensavamo che i fastidi fossero dovuti al movimento dei bimbi».



Imran e la moglie non sono corsi subito all’ospedale. «I medici ci avevano detto - prosegue il neopapà - di allarmarci solo in caso di forti contrazioni o perdite di sangue. Ci siamo messi in macchina verso le 2, quando il dolore ha cominciato a farsi sentire davvero». Poi il parto cesareo. E l’arrivo dei quattro bebè, concepiti naturalmente. La gioia seguita dal timore per le sorti dei piccini. Imran, operaio rimasto da poco disoccupato dopo il fallimento dell’azienda per cui lavorava, vive a Monte San Giusto dal 2007, mentre la moglie è in Italia dal 2013. E’ senza lavoro il 31 enne pakistano, eppure sorride orgoglioso di aver fatto poker. Ha il cuore colmo di gioia, pur consapevole dei problemi a cui potrebbero andare incontro i suoi piccini. Spera di poterli portare tutti e quattro a casa. Ma come se ne prenderà cura senza un lavoro? Imran non ha paura. «Ci penserà Allah». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero