Ancona, morte di Amos, il legale: «Il risarcimento? Coprirà i debiti del Comune di Offagna»

Amos Guzzini
Sono passati venti anni dalla morte di Amos Guzzini, il bimbo di 7 anni caduto con la bici in un dirupo dove un ferro gli entrò nel bel viso radioso. E il maxi risarcimento...

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Sono passati venti anni dalla morte di Amos Guzzini, il bimbo di 7 anni caduto con la bici in un dirupo dove un ferro gli entrò nel bel viso radioso. E il maxi risarcimento - due milioni e 400 mila euro - stabilito da un tribunale civile dopo 17 anni di cause evapora e scompare nel default del Comune di Offagna, in provincia di Ancona, condannato a risarcire ma di fatto inadempiente. Con la beffa, che appare quasi come uno sfregio alla memoria del piccolo: i pochi soldi pagati dall'assicurazione per risarcire i genitori sono stati inghiottiti dal dissesto finanziario del piccolo municipio marchigiano e andranno a pagare i debiti del Comune.


«È una vicenda assurda decretata dal commissario prefettizio, arrivato dopo le dimissioni del sindaco  - dice l'avvocato Maurizia Alessandra Sacchi che con il collega Andrea Natalini ha seguito per tutti questi anni il caso - i tempi sono slittati di giorno in giorno, il commissario non ci ha fatto sapere più nulla e non ha messo a disposizione della famiglia i soldi incassati dall'assicurazione perché, ci ha detto, intende coprirci i debiti del Comune». Che per lo più sono legati alla morte del bimbo. I 258mila euro versati dall'assicurazione non sono mai stati dati alla famiglia di Amos, ma andranno nel calderone come massa attiva per pagare i debiti del Comune nel loro complesso: dalla manutenzione ai servizi comunali rimasti in sospeso. «Il commissario deve ancora fare un piano di pagamenti, sono scaduti i tempi e sta chiedendo delle proroghe  - prosegue Sacchi - non so se Amos potrà mai avere giustizia, ma questo modo di fare dà il senso del fallimento non solo del comune di Offagna,  ma dell'amministrazione in generale, non si è riusciti neanche a portare a termine una scadenza con una procedura normata dal testo unico per gli enti locali».


Il nuovo sindaco, eletto pochi giorni fa ad Offagna, non c'entra  più nulla sul caso di Amos. «È il commissario che si occupa dei debiti pregressi - precisa il legale -  ed è lui che deve procedere». Il giudice civile, nel 2015, ha stabilito che le responsabilità sono tutte in capo all'Amministrazione, che aveva lasciato quel dirupo senza protezione, uno strapiombo risultato fatale al bambino, che perse l'equilibrio mentre giocava con gli amichetti vicino casa e cadde in un cantiere dove un ferro gli trafisse il viso. Era il pomeriggio del 4 giugno del 1997, Amos morì dopo cinque  giorni di agonia. Il 9 giugno scorso, nel silenzio, sono trascorsi 20 anni dalla morte del bimbo. Una vita spezzata in modo atroce, ancora senza giustizia se non quella sulla carta che stabilisce responsabilità ("per negligenza, imprudenza e imperizia") in capo al Comune e lo ha obbligato a pagare una cifra che è il doppio del suo bilancio. Solo accantonamenti oculati nel tempo avrebbero messo al riparo il piccolo municipio dal default. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero