MACERATA - La classe operaia va in paradiso. Un trionfo annunciato quello di Dante Francani, 40 anni, alla venticinquesima edizione del Musicultura festival, un bagno di voti, di...
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«Ora voglio incidere un album»
Francani, lo scorso novembre, a sorpresa per il suo compleanno era stato iscritto al concorso dalla moglie. L'operaio metalmeccanico di Roseto degli Abruzzi ha commosso tutti con la sincerità e le parole della sua canzone. «Siamo tutti metalmeccanici - ha detto - anche il proprietario della mia azienda che resiste alla crisi. Ho già composto 24 canzoni e con i soldi del premio voglio finalmente incidere un album».
La fabbrica
Francani lavora alla Cordivari (produce radiatori, canne fumarie e pannelli solari) con altri 500 dipendenti. «Ercole Cordivari, il mio datore di lavoro, ha sempre reinvestito il profitto nell'azienda - dice Francani - potendo permettersi, in questi anni di crisi, di non mettere nessuno in cassa integrazione. Con noi lavoratori ha un ottimo rapporto».
Venticinque anni di festival
Nell’arco della serata inoltre è stato dato il premio della critica alla band siciliana Cordepazze. Concorso a parte, la serata conclusiva di ieri è stata tutta votata all’insegna della musica classica, al passaggio di testimone tra i venticinque anni di Musicultura e i cinquanta del Macerata opera festival, infatti, dopo la parentesi letteraria incarnata dal poeta dissidente cinese Yang Lian, che ha proposto al sua poesia Dove si ferma il mare, la scena è stata per Francesco Micheli, direttore artistico del Mof, e per il duo Maria Angela Spotorno e Cesarina Compagnoni che rispettivamente con voce e piano hanno proposto l’aria Fenesta ca lucive, lanciando un assist al melodramma con Te voglio bene assaje eseguito egregiamente da Gino Paoli e Danilo Rea.
Il duo Paoli-Rea
La coppia Paoli-Rea ha poi proposto una jam session di improvvisazione pura, con omaggia a De Andrè, alla Vanoni, a Luigi Tenco, poesia, virtuosismo e adrenalina che ha lasciato spazio sul palco solo al virtuosismo di Tony Esposito che con gli ottoni dell’Accademia di Santa Cecilia ha snocciolato un repertorio classico ispirato a brani di Pachelbel, Monteverde e Mozart, ovvero Afro canone, Orfeo l’africano, Allegro afro e Rondò del mediterraneo.
Dulce Pontes
E’ stata poi la volta di Dulce Pontes che ha omaggiato l’opera con La Bohemia de Aznavour, per poi passare a brani propri quali Aminha barquinha, Ondeia e Senhora do almortao. A chiudere la serata è toccato a Le luci della centrale elettrica con La terra, la luna e l’Emilia e con I destini generali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero