Ancona, dopo la richiesta di dimissioni, Spacca: «Vengono prima le Marche o le paure del Pd?»

Gian Mario Spacca
ANCONA - Parla di reazione isterica del Pd, dettata dalla paura. Addirittura “tragicomica”, perché l'accusa di tradimento viene reiterata anche nel giorno in cui il...

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ANCONA - Parla di reazione isterica del Pd, dettata dalla paura. Addirittura “tragicomica”, perché l'accusa di tradimento viene reiterata anche nel giorno in cui il centrodestra non trova l'accordo per sostenere il progetto di Marche 2020.




Il presidente Spacca sceglie una lettera aperta per rispondere alla furia Pd, scatenata dalla sua candidatura alle Regionali e culminata nella richiesta di dimissioni. «Serietà e senso di responsabilità esigono di assicurare il buon governo della Regione fino all'ultimo giorno della legislatura. È dunque necessario scegliere se vengono prima le Marche, oppure un Partito in preda all'isteria e alla paura» scrive Spacca.



«Siamo in una fase ancora difficile del ciclo economico e della vita dei cittadini, famiglie e imprese. Bisogna assolutamente chiudere i progetti avviati: variazione di bilancio, consolidamento della sicurezza sociale e delle fragilità, partenza operativa dei bandi europei 2014-2020 per 1,2 miliardi di euro, presenza delle Marche all'Expo, riforma delle Province – sottolinea Spacca - Si può anche interrompere la legislatura, ma farlo significherebbe penalizzare le Marche».



Il governatore passa quindi ad analizzare la richiesta di dimissioni del Pd. «La vita dell'istituzione regionale, dunque, va salvaguardata e messa in sicurezza fino in fondo con responsabilità, separandola dal vero vulnus politico di questi mesi: l'ostinazione del Pd a voler interrompere la collaborazione tra il centro rappresentativo dei mondi vitali e produttivi delle Marche e la sinistra. Per esclusiva volontà del Pd, quella che si sta chiudendo non è la legislatura regionale, bensì un ciclo politico che ha garantito il governo efficace del policentrismo marchigiano, anche nella fase economica nazionale più disastrosa dal dopoguerra. A tale progetto di governo, il Pd ha sbattuto testardamente e ripetutamente la porta in faccia, nell'illusione di riuscire a governare da solo, anteponendo gli interessi della burocrazia e dell'apparato di partito a quelli della società marchigiana. Divengono così ridicole e strumentali le accuse avanzate di collaborazione con la cosiddetta destra, ovvero quelle stesse forze politiche con cui il Pd e il premier Renzi governano e stringono patti a livello nazionale. È infine tragicomico che il Pd chieda le dimissioni proprio lo stesso giorno che il centrodestra dichiara la sua volontà di procedere autonomamente seguendo la propria strada». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero