Ancona, Ceriscioli, fondi e veleni «Orgoglioso di quei contributi»

Luca Ceriscioli
ANCONA - Proviene dal mondo della sanità privata oltre il 40% dei finanziamenti alla campagna elettorale di Ceriscioli, costata poco più di 40 mila euro. Percentuale...

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ANCONA - Proviene dal mondo della sanità privata oltre il 40% dei finanziamenti alla campagna elettorale di Ceriscioli, costata poco più di 40 mila euro. Percentuale che sale al 52% se si considerano i 5 mila euro versati dalla Renco, società di Pesaro leader nell’estrazione di gas e petrolio, ma con interessi anche nel settore delle residenze sanitarie. E’ bagarre su nomi e numeri pubblicati sulla pagina “Amministrazione trasparente” del sito del Consiglio regionale.


A scatenare la polemica, scoppiata anche sul profilo Facebook del segretario regionale Pd Comi, il deputato pesarese M5S Andrea Cecconi che attacca: «Ceriscioli non può fare l’assessore alla Sanità si deve dimettere. Istituti riabilitativi, laboratori privati, cliniche e case di cura si sono uniti per finanziare l’ascesa del governatore che, una volta eletto, ha pensato bene di tenersi l’assessorato alla Sanità, forse per essere certo di poter ridistribuire i favori ricevuti». Accuse pesanti, lanciate proprio mentre sta andando in scena lo scontro tra i pentastellati e la giunta sul tema caldo della sanità regionale. Ma Ceriscioli non ci sta e replica: «Posso solo ringraziare – argomenta - quelle imprese che in modo trasparente mi hanno sostenuto con il frutto del loro lavoro. Sono 20 le aziende che hanno contribuito alla mia candidatura, in tutto con 40 mila euro. Di questi, 16 mila euro fanno capo a 12 imprese del settore sanitario. E’evidente che solo chi ha una visione ottusa e strumentale della politica può leggere un qualsivoglia condizionamento in tutto questo». Scendendo nel dettaglio, tra gli sponsor che operano nella sanità privata, compaiono i nomi di Sanatrix, la società di gestione della Casa di cura Villa dei Pini di Civitanova, che ha stanziato 2 mila euro, e dell’istituto di riabilitazione Santo Stefano, intervenuto con 4 mila euro. Peraltro le due strutture sono collegate: Sanatrix è controllata al 75% dal gruppo Santo Stefano.


A contribuire, con 1.500 euro, anche la Casa di cura Marchetti di Macerata e il centro odontoiatrico Nanni di Pesaro (mille euro). Numerosi, poi, i laboratori analisi. La palma del più generoso va al laboratorio analisi Fioroni di San Benedetto con mille euro. Seguono Scorcelletti di Senigallia, Salus e Ab di Ancona, Clini Test di San Benedetto, Lab3 di Falconara e Cardinali di Pesaro, tutti con stanziamenti di 150 euro. I fondi sono arrivati anche da altri settori.  Ma sono gli sponsor attivi nella sanità a scatenare la polemica, seguita dalla richiesta di dimissioni di Ceriscioli dall’assessorato alla Sanità. Il deputato pentastellato è un fiume in piena e punta il dito contro la Renco. «La società, amministrata da Giovanni Rubini – incalza Cecconi - oltre a comparire nell’inchiesta sui fondi neri di Finmeccanica, è anche coinvolta nell’inchiesta Mafia Capitale: sia perché fa parte della galassia di società controllate dalla holding di Salvatore Buzzi, la Sarim Immobiliare Srl, sia per le quote della cooperativa Tolfa Care, anch’essa riconducibile a Buzzi e alla cooperativa 29 giugno». Ribatte Ceriscioli: «Sono orgoglioso di avere tra i finanziatori – commenta – aziende come la Renco, che portano il nome delle Marche nel mondo. Invece di gettare fango su aziende oneste che danno lavoro, farebbero bene a gioire, visto che ancora non ho sentito farlo ad alcuno, per i 21 milioni di euro in più che la Regione riceverà dallo Stato per i servizi sanitari, portando i trasferimenti complessivi per il comparto a 2 miliardi 824 milioni».



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Il Messaggero