Fano, iniziati gli espropri per le opere collegate alla terza corsia A14

Fano, iniziati gli espropri per le opere collegate alla terza corsia A14
FANO (Pesaro e Urbino) - Sono iniziate le procedure di esproprio, da...

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FANO (Pesaro e Urbino) - Sono iniziate le procedure di esproprio, da parte di Società Autostrade, per le opere compensative collegate alla terza corsia dell’A14. Quando anche questa seconda mandata di lavori sarà conclusa, Fano avrà circa 7 chilometri di strade in più. Una serie di bretelle, di innesti alla viabilità già esistente, che collegheranno da nord a sud la strada provinciale per Carignano, all’altezza di Belgatto, con la strada provinciale Orcianese all’altezza di Tombaccia. Il percorso è stato disegnato dai tecnici del Comune per togliere traffico di attraversamento dal nucleo centrale della città: prevede una quindicina di rotatorie e il nuovo ponte sul fiume Metauro, parallelo all’A14. Società Autostrade ha dunque avviato le operazioni preliminari alle opere compensative, completando procedure autorizzative iniziate nel luglio 2006 con la conferenza di servizi sulla terza corsia per il tratto tra Cattolica e Fano. Secondo le tabelle di marcia, i 7 chilometri di strade, le rotatorie e il nuovo ponte sul fiume saranno completate entro il 2018. Prevista una spesa complessiva di circa 60 milioni, compresi i 10 milioni di espropri (7.50 euro al metro quadrato per i terreni agricoli, 50 per le pertinenze delle abitazioni) ma escluso il secondo casello fanese, che il Comune ha individuato nella zona di Fenile. Il progetto è stato però bloccato da due pareri negativi di altrettanti ministeri, perché l’infrastruttura avrebbe un impatto troppo elevato sull’area circostante, e ora si è in attesa che i giudici amministrativi del Tar si pronuncino sul ricorso contro la bocciatura presentato dall’Amministrazione comunale. Si calcola che l’investimento per il secondo casello si aggiri intorno a 20 milioni di euro. Considerando che le ruspe dei primi cantieri dovrebbero iniziare l’opera fra un mese, un mese e mezzo al massimo, l’ente locale dovrà predisporre un piano per organizzare bene i lavori ed evitare conseguenti disagi ai cittadini, quanto più sia possibile, fino alla conclusione degli interventi.
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Il Messaggero