Fano, cherosene nel Canale Albani Denunciati imprenditori di Bellocchi

Fano, cherosene nel Canale Albani Denunciati imprenditori di Bellocchi
FANO (Pesaro e Urbino) - Concluse le indagini sull'episodio di inquinamento nel canale Albani, a Fano agli inizi del mese scorso: la guardia costiera ha denunciato i titolari...

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FANO (Pesaro e Urbino) - Concluse le indagini sull'episodio di inquinamento nel canale Albani, a Fano agli inizi del mese scorso: la guardia costiera ha denunciato i titolari di un'impresa nella zona industriale a Bellocchi.




Per il nucleo di polizia marittima si è trattato di "uno sversamento accidentale" e la sostanza finita in acqua è "assimilabile al cherosene". Le indagini sul caso erano iniziate nella tarda serata del 9 febbraio scorso, quando un passante aveva segnalato alla sala operativa della guardia costiera fanese una chiazza oleosa sulla superficie del canale Albani, all'altezza di viale Kennedy. La macchia inquinante era stata bloccata e assorbita prima che arrivasse alla centrale Enel e da lì al porto canale. Gli accertamenti effettuati dal nucleo di polizia marittima, insieme con i tecnici dell'agenzia Arpam, hanno individuato il punto dello sversamento e i presunti responsabili, che ora sono stati deferiti all'autorità giudiziaria con l'accusa di avere violato le norme del testo unico ambientale. Il tenente di vascello Fabrizio Marilli assicura che "l'attività di monitoraggio ambientale seguiterà a essere una fra le priorità operative dei prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda le verifiche sui corsi d'acqua che sfociano in mare". Questa attenzione è anche una "garanzia per la stagione balneare e turistica che si sta avvicinando". L'episodio di inquinamento non ha provocato danni, né all'ambiente né alla fauna del canale Albani (escluse morie di pesci, di uccelli acquatici o di altri animali), ma non si è trattato di un fatto marginale. Quando è stata avvistata, la chiazza oleosa era ormai disgregata, però Arpam ritiene che in origine avesse dimensioni ragguardevoli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero