Ancona, la fidanzatina accusata dell'omicidio dei genitori avrà l'eredità e la pensione di mamma e papà

Ancona, la fidanzatina accusata dell'omicidio dei genitori avrà l'eredità e la pensione di mamma e papà
La ragazzina di Ancona, in carcere con l'accusa di concorso in omicidio dei genitori, avrà l'eredità di papà Fabio Giacconi e della mamma Roberta....

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La ragazzina di Ancona, in carcere con l'accusa di concorso in omicidio dei genitori, avrà l'eredità di papà Fabio Giacconi e della mamma Roberta. Ovvero la casa in cui si è verificata la mattanza a colpi di pistola, già in vendita, e probabilmente le pensioni di reversibilità. Retroscena choc del delitto di via Crivelli. Lei, 16 anni, è indagata con il fidanzato Antonio Tagliata, 18 anni, di aver massacrato la famiglia lo scorso 7 novembre. Nonostante questo entrerà in possesso dell’eredità, indipendentemente da come si concluderà il suo iter giudiziario. Anche di fronte all’eventuale condanna penale infatti, la ragazza avrà i beni di famiglia. Riceverà tutto ciò che le spetta come figlia unica, salvo opposizione dei parenti più prossimi. Quest’ultima circostanza però non si verificherà, salvo ripensamenti che ad oggi non compaiono all’orizzonte.


A illustrare lo scenario è l’avvocato Annavittoria Banzi, tutore legale della giovane indagata: «Nel caso vi sia una persona condannata con sentenza definitiva per l’omicidio dei genitori, i parenti possono presentare una richiesta di indegnità all’eredità - ha spiegato il legale - la persona quindi può essere ritenuta non degna di diventare l’erede delle persone che ha ucciso. Nel caso in questione, almeno ad oggi, tutti i parenti che potrebbero sostituirsi alla ragazza sono assolutamente convinti di non intraprendere questa strada. Ciò significa che anche nel caso di una condanna, la giovane succederebbe regolarmente ai suoi genitori».


Le ultime indagini hanno sostanzialmente confermato il movente di base: la folle reazione di due ragazzi che vedevano ostacolata la loro love story. Le posizioni sono però molto diverse. Entrambi in carcere, Antonio sostiene di essere andato in casa di Fabio Giacconi, sottufficiale dell'Aeronautica militare, solo per chiarire il rapporto con la ragazzina. La pistola e i quasi cento proiettili? «Per proteggermi, avevo paura di quell'uomo». Tagliata dice di aver fatto fuoco quando, insultato dal militare, la 16enne avrebbe urlato: «Spara, spara». Lei nega di aver detto quelle parole e sostiene di aver creduto che quell'arma fosse giocattolo.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero