Tragica battuta al cinghiale ad Ascoli: cacciatore ucciso da un proiettile di rimbalzo

Il caso a Comunanza, nella zona dei Sibillini

Tragica battuta al cinghiale ad Ascoli: cacciatore ucciso da un proiettile di rimbalzo
COMUNANZA - Ha lasciato sgomenta la zona dei Sibillini l’incidente di domenica scorsa, dove è morto Vito Silenzi durante una battuta di caccia collettiva al...

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COMUNANZA - Ha lasciato sgomenta la zona dei Sibillini l’incidente di domenica scorsa, dove è morto Vito Silenzi durante una battuta di caccia collettiva al cinghiale. Il cacciatore è stato colpito da un proiettile sparato da un altro fucile e non dal suo. Purtroppo non c’è stato nulla da fare per i soccorritori sanitari arrivati tempestivamente sul posto. La salma, dopo la constatazione di morte, era stata trasportata all’obitorio dell’ospedale Mazzoni.

 

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L'AUTOPSIA

Per oggi è prevista l’autopsia, che dovrebbe dare molte risposte rispetto sia la causa del decesso ma soprattutto qualche indicazione da quale direzione è arrivato il proiettile. Questo, con i risultati di una eventuale successiva perizia balistica disposta dall’autorità giudiziaria che ha già aperto un fascicolo, potrebbe portare all’individuazione della posizione dalla quale è partito il colpo e alla individuazione del cacciatore che la copriva. Intanto sono stati sequestrati tutti i fucili utilizzati. La caccia collettiva al cinghiale viene fatta in squadra, con minimo di 16 elementi, che devono coprire ad anello una fetta di territorio, in modo da non permettere al cinghiale di uscire indenne.

 

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LA SQUADRA

Nella tragica battuta di domenica scorsa erano in 22 i componenti della squadra “Croce di Casale” e stavano operando a Comunanza che porta questo nome. Vito Silenzi, 89 anni, era molto conosciuto tra i cacciatori essendo originario di contrada Arato di Montefortino, nei pressi del Lago di Gerosa, pur abitando da tempo a Fermo. Un cacciatore molto esperto e ancora in forma nonostante l’età avanzata. Ora, a seguito di questo incidente, nascono molti interrogativi sulle misure di sicurezza che vengono adottate nell’organizzazione delle battute. Secondo esperti di lunga esperienza in questo tipo di caccia occorre che le postazioni assegnate siano precise, verificate e sicure, con indicazioni altrettanto precise sulle direzioni verso le quali sparare. Disposizioni che devono essere date dal caposquadra e dai 3 o 4 capiposta che di solito vengono scelti fra i più esperti e conoscitori della zona. Sul fatto specifico di domenica scorsa, non viene esclusa affatto, sempre da parte di cacciatori esperti, l’ipotesi del rimbalzo da altra superficie del proiettile. Infatti sembra che quest’ultimo sia stato sparato da un fucile a canna liscia. In questo caso il proiettile è più debole di quello sparato da una carabina, quindi non si conficca su una superficie se viene a contato con essa ma rimbalza. E questa è un’ipotesi visto che la vittima era posizionata vicino alla recinzione di una tartufaia. Altro aspetto a cui stare molto attenti è fare in modo che il colpo non venga sparato in modo che possa scollinare, cioè in una direzione dove potrebbe andare a cadere dietro ad una collina quindi diventare vagante. Il proiettile o deve colpire il cinghiale o deve finire a terra poco più in là.

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Il Messaggero