Banca Marche, corsa contro il tempo per il piano di salvataggio

Banca Marche, corsa contro il tempo per il piano di salvataggio
JESI - Risolvere la crisi di Banca Marche entro il 31 dicembre o il risanamento dell'istituto rischia di scontrarsi con la riforma del sistema finanziario italiano di...

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JESI - Risolvere la crisi di Banca Marche entro il 31 dicembre o il risanamento dell'istituto rischia di scontrarsi con la riforma del sistema finanziario italiano di derivazione comunitaria. Suona come un allarme quello lanciato come giurista da Mario Cavallaro in un articolo pubblicato sul portale di diritto Il Societario.it.




Sono settimane cruciali, queste, per il futuro di Banca Marche: dopo la pausa estiva, durante la quale i motori della macchina di salvataggio sono rimasti accesi, a settembre si inizieranno a tirare le somme. Il tutto in vista della scadenza, prevista per metà ottobre, del commissariamento. I tempi, dunque, si fanno strettissimi ed è per questo che i vertici di Banca Marche sono intenzionati a richiedere una proroga di due mesi dei commissari, per poter definire al meglio i dettagli tecnici dell'operazione risanamento.



Metà ottobre più due mesi fa metà dicembre: ecco che si arriva a ridosso dell'entrata a pieno regime (primo gennaio 2016) della disciplina del bail-in prevista dalla legge di revisione del sistema bancario e del governo dei mezzi finanziari su cui ha acceso un faro, sulla rivista online di diritto societario, Mario Cavallaro. «Per la risoluzione delle crisi di impresa bancaria - scrive il giurista - la legge di delegazione comunitaria 2015 prescrive che si applichi il bail-in, cioè l'insieme di regole di derivazione Ue secondo cui è tendenzialmente inibito un generico intervento pubblico per il salvataggio delle imprese bancarie e di credito, dovendosi richiamare la responsabilità degli azionisti con precedenza assoluta su ogni altro interventore. Si tratta sul piano tecnico della riduzione forzosa del valore delle azioni e del debito della banca in crisi o della possibilità, a determinate condizioni, di convertirlo in capitale».



Questo, scrive Cavallaro, interessa per primi gli azionisti, poi gli obbligazionisti, i creditori non assistiti da garanzie e infine i correntisti "non protetti" per i depositi sopra i 100mila euro, mentre nulla cambierà per quelli sotto tale cifra.





Una disciplina che rischia di abbattersi sugli attuali piani di salvataggio di Banca Marche e che, quindi, impone tappe forzate per la loro attuazione. A quando la "chiusura" del cerchio? Ipotizzata inizialmente entro la scadenza dei commissari, ora saranno necessari almeno altri due mesi. Conferma che sarà richiesta una proroga il direttore generale di BdM, Luciano Goffi, che per il resto mantiene il riserbo sull'operazione salvezza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero