Ancona, le imprese familiari fanno progetti per 15 anni

Ancona, le imprese familiari fanno progetti per 15 anni
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ANCONA - Nonostante la crisi, le imprese familiari hanno una visione positiva della propria azienda tra 15 anni. Se non sarà possibile inserire i propri figli in azienda, per darle continuità gli imprenditori inseriranno infatti competenze esterne. Turismo, agricoltura e sanità sono invece i settori vincenti nel 2030 su cui investirebbero oggi. E' quanto emerge da un'indagine realizzata da Confindustria Ancona nei mesi di settembre e ottobre 2014 su un campione costituito da 78 imprese familiari della provincia.




«Dopo l’indagine sui giovani - ha detto il presidente Claudio Schiavoni - lo scopo di questa indagine è quello di individuare le dinamiche evolutive delle famiglie d’impresa. Al momento il 55% delle aziende esporta e ha una governance legata alla prima generazione, il 30% alla seconda e solo il 9% alla terza. L’imprenditore è quasi sempre il fondatore e allo stesso tempo l'AD e oltre la metà dei figli (54%) lavorano in azienda in cui ricoprono un ruolo prevalentemente tecnico (il 72%), mentre il 12% lavora nella produzione e l’11% nell’amministrazione. Questo dato fa riflettere perché significa che i figli seguono i padri, nel senso che sono cresciuti professionalmente in modo speculare ai padri, come ottimi tecnici. Oggi però servono anche competenze in ambito finanziario, di marketing e gestionali».



Per quanto riguarda il passaggio generazionale, solo il 38% del campione afferma di aver inserito manager esterni, mentre il 65% vede i propri figli come futuri dirigenti dell’azienda di famiglia. Nonostante la crisi, poi, l’80% del campione ha fiducia nel futuro e il 74% ha una visione positiva della propria azienda tra 15 anni. La chiusura dell'attività come possibile scenario futuro è assente, infatti il 35% del campione che ha risposto negativamente alla domanda "Figli futuri dirigenti?” ha dichiarato di inserire in futuro manager esterni all’azienda (42%) o di vendere l’azienda stessa (33%). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero