«La Gioventù perduta», una vita in fuga tra lotta armata e 'ndrangheta

«La Gioventù perduta», una vita in fuga tra lotta armata e 'ndrangheta
Una vita in fuga, dalle coste dello Jonio al Malecon dell’Avana, tra lotta armata e ’ndrangheta, tra mille amori e le più disparate frequentazioni,...

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Una vita in fuga, dalle coste dello Jonio al Malecon dell’Avana, tra lotta armata e ’ndrangheta, tra mille amori e le più disparate frequentazioni,  dai latitanti dell’Aspromonte a Fidel Castro. “La gioventù perduta”, il romanzo di Domenico Celestino, è un sogno erotico realizzato a metà. Il protagonista è un giovane che diventa uomo, ossessionato dall’idea di saltare il fosso, di fuggire da dove vive e forse, da se stesso. Il paese, la regione in cui cresce, la Calabria, sembrano un mondo piccolo piccolo, una gabbia da cui evadere. Un orizzonte chiuso, che offre poche alternative. Il protagonista si chiama Romeo e in un’università come Arcavacata, che aspira a realizzare il modello di un campus americano, vede soltanto due possibili vie di uscita: la lotta armata o la vita criminale, che in Calabria vuol dire ‘ndrangheta.

 

Sono gli anni Settanta e Ottanta dello scorso secolo, anni confusi e di contestazione, in cui un gruppo di quattro amici e studenti di cui il protagonista fa parte, decide di passare dagli espropri proletari alle rapine per autofinanziarsi. Il passaggio dallo spinello alla cocaina e all’eroina avviene con la stessa naturalezza. Senza una ragione o un perché. Non c’è nessuna idea forte che lo sorregga. Solo un gran senso di solitudine, di alienazione, che è il filo conduttore di tutto il romanzo di Domenico Celestino (autopubblicato su Amazon, 10 euro). Romeo, che è l’io narrante, si innamora facilmente. Anche l’amore per lui è una fuga. A volte, un mezzo con cui fuggire. La prima infatuazione è per Niky in un camping raduno a Nova Siri. La ragazza è figlia del medico condotto di un paesino, anche lei è alternativa; la loro storia si brucerà velocemente e servirà ad alimentare l’autostima del compagno, che sembra scarseggiare. Il secondo amore è con Laura, una ragazza di Lorica conosciuta in pullman e che cucina molto bene. Con lei ci sarà la cocaina. La polvere bianca fa parte della nuova vita del protagonista, che si è trasferito a Roma e con i capitali forniti dalla ‘ndrangheta deciderà di comprarsi un locale – lui diventa un bravo barman e cuoco – anziché finanziare la lotta armata. Il salto dall’aspirante rivoluzionario al gestore di un pub, a cui piacciono le belle ragazze, è altrettanto breve. Un’altra fuga. Come i viaggi in Grecia d’estate, che diventano alternativi al ritorno in Calabria, dove un padre-padrone gli ha fatto crescere il desiderio di correre altrove. Ma anche Roma non basta. Cuba potrebbe essere la nuova meta, un sogno erotico, forse, un pizzico rivoluzionario.

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Il Messaggero