Manuale per riscoprire la Speranza in tempi di incertezza e nichilismo, la via indicata da Camisasca

La domanda di questi tempi segnati dall'incertezza non è secondaria: di che cosa ha più bisogno la gente? Il vescovo Massimo Camisasca, teologo e autore di...

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La domanda di questi tempi segnati dall'incertezza non è secondaria: di che cosa ha più bisogno la gente? Il vescovo Massimo Camisasca, teologo e autore di decine di libri, ha appena pubblicato una bellissima riflessione sul perchè la gente cade progressivamente nell'avvilimento, nella disperazione, nello scoraggiamento. L'autore parte dall'assunto che occorre ridare speranza, che oltre a essere una delle virtù teologali resta anche un potente motore interiore per chiunque voglia avere un rapporto con la vita maggiormente positivo ed equilibrato.


Viviamo un'epoca dalle radici nichiliste «in cui l’esperienza dell’umano si è tragicamente pervertita» e l’uomo cade preda alla disperazione «per non aver trovato risposte credibili». La perdita di punti di riferimento, l'indebolimento della famiglia, i problemi legati all’educazione, la fragilità umana, le nuove malattie che avanzano, le povertà che si fanno sempre più evidenti, la sfida dei migranti e la paura che questa suscita, la politica spesso incapace di dare risposte adeguate e il grande tema dell'ecologia troppo spesso messo in un angolo e non considerato come una opportunità per ripensare il rapporto tra Dio e natura, partendo dal trascendente. Su tutto questo Camisasca riflette.

Il libro che ha dato è una bussola per chiunque, credenti e non credenti, capace di fornire chiavi di lettura non scontate e comprendere l'essenza dei principali problemi. Secondo don Massimo ogni crisi resta un’opportunità, per «riconsiderare la condizione umana per ciò che essa è». 

«Ha senso proporre ad altri un criterio per distinguere il bene dal male, il vero dal falso? Perché indicare ai più giovani un orizzonte desiderabile, un ideale grande come meta del loro cammino, quando stentiamo a riconoscerlo fra noi stessi? (…) La crisi che stiamo attraversando fa tutt’uno con lo svuotarsi di senso delle categorie che abbiamo finora utilizzato per comprendere l’educazione».

Un esempio? La contrapposizione tra libertà e autorità, con il fraintendimento evidente di cosa sia la libertà. Ciò inevitabilmente comporta il fraintendimento di cosa sia anche l’autorità. Secondo l'autore non sembrano nemmeno più esserci valide ragioni per educare. Ci si perde in riflessioni sulla metodologia d’azione e ricerca più adeguate, ma poi ci si trova paralizzati quanto al compito educativo in sé, perché a mancare è «una visione d’insieme della realtà».


"Abita la terra e vivi con fede"

Massimo Camisasca
Edito da Piemme, 224 pp., 15,90 euro Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero