"La casa natale" di James, per la prima volta in Italia nella nuova collana di Edizioni Spartaco

"La casa natale" di James, per la prima volta in Italia nella nuova collana di Edizioni Spartaco
La prosa di uno dei più grandi scrittori a cavallo tra l’800 e il ‘900 incontra il mito della letteratura britannica. Il felice connubio letterario tra Henry...

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La prosa di uno dei più grandi scrittori a cavallo tra l’800 e il ‘900 incontra il mito della letteratura britannica. Il felice connubio letterario tra Henry James e William Shakespeare è sugellato dal libro fresco di stampa “La casa natale” dello scrittore statunitense pubblicato per la prima volta in Italia da Edizioni Spartaco (nella nuovissima collana “Elitropia”, pag.152, euro 14) con traduzione e cura di Sergio Perosa, accademico tra i massimi esperti di letteratura anglo-americana. Una nouvelle dai toni ironici e beffardi che James scrisse agli inizi del '900 quando era già celebrato dalla critica mondiale quale “The Master” per aver dato alle stampe capolavori come Washington Square e Ritratto di signora.

Protagonista in “La casa natale”- titolo originale “The birthplace”- è Morris Gedge, il custode della casa-museo di William Shakespeare, chiamato, suo malgrado, ad allestire numeri teatrali da consumato affabulatore per pretenziosi turisti e curiosi avventori affamati di pettegolezzi e improbabili spaccati della vita familiare del grande scrittore e drammaturgo nativo di Avon. Tra amletici dubbi di coscienza del custode-guida, combattuto tra la necessità di compiacere i fan e il bisogno a volte insopprimibile di verità, e gli alterchi con la moglie, molto più preoccupata di mantenere il lavoro e garantirsi il favore del loro benefattore e controllore, il rozzo Grant-Jackson, la lettura scorre veloce e piacevole. Al lettore è consegnato in eredità un monito, un richiamo senza dubbio attuale per la società contemporanea votata all’esteriorità e alla spettacolarizzazione. Nella sua preziosa introduzione al libro Perosa sottolinea come nella novella emerga infatti un’amara riflessione: «La popolarità, il richiamo e il successo di pubblico e d’introiti, eludono e ignorano i meriti e valori dell’artista». Ammonimenti che James disseminava come briciole di pane tra le pieghe delle sue storie «senza tuttavia rinunciare alla leggerezza della narrazione, ma lasciando che i significati sottintesi traspaiano a una lettura appena consapevole e attenta - come egli richiedeva al lettore e come, su un altro piano, sapeva fare Shakespeare». Lui il Bardo, il grande spirito, protagonista tanto reale quanto evanescente che aleggia su "La casa natale".

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Il Messaggero